Oggi «l’Italia non è su un sentiero di sviluppo sostenibile», dice Giovannini, che ha riassunto in un libro per Laterza – L’utopia sostenibile – il proprio lavoro di questi ultimi anni, che muove dagli obiettivi fissati dall’Onu per il 2030 per offrire al Paese una grande indagine-proposta per il suo futuro.

Giovannini si focalizza sull’Italia del 2030, come dovrebbero fare tutti, in campagna elettorale, spingendo lo sguardo più in là del proprio naso: ne ho scritto spesso anche qui e la raccontiamo nel nostro spettacolo teatrale con Giulio Cavalli (partendo dalla banale considerazione che nel 2030, tra le altre cose, mia figlia diventerà maggiorenne e noi dovremmo preoccuparci di chi sarà elettore nel futuro più di quanto ci occupiamo degli elettori del presente).

Scrive Giovannini:

Ora, mi rendo perfettamente conto che non si vincono le campagne elettorali spaventando gli elettori con scenari catastrofici senza indicare possibili soluzioni, ma credo sia altrettanto evidente che vincere una campagna elettorale con promesse mirabolanti basate sul “vecchio paradigma” (come quelle che sono già state avanzate dai leader politici italiani) non seguite da un significativo e duraturo miglioramento della condizione di vita dei cittadini renderebbe estremamente difficile non solo la rielezione, ma la stessa “tenuta” delle società democratiche.

La «legislatura per lo sviluppo sostenibile», come la definisce Giovannini, dovrebbe partire colmando il più possibile i ritardi accumulati negli ultimi anni.

Energia, economia digicircolare (neologismo che coniuga digitale e circolare), formazione e fisco, per Giovannini sono i campi d’azione prioritari per «il benessere collettivo di “tutti noi”», insieme a un nuovo orientamento politico-istituzionale in cui esista una regia che coordini e guidi verso queste «mete» e una partecipazione più forte e consapevole e insomma democratica dei cittadini.

La definizione di un progetto ambizioso è l’unico modo per superare la paura e la diffidenza dell’elettorato e dare una prospettiva di senso a un momento difficile come questo, per i cittadini e per la stessa politica. Se vogliamo avere un futuro, iniziamo a parlarne. E ad agire di conseguenza. Non abbiamo più tempo da perdere, ne abbiamo perduto già troppo.

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