Altro che nuovo Ulivo: la lettera di Pierferdinando Casini agli elettori bolognesi è un manifesto del neocentrismo. Una larga intesa in un uomo solo.

Casini dice che il tempo delle ideologie è finito e, all’insegna del miglior trasformismo, si deve stare tutti insieme per contrastare l’odio (deve essere una ripresa, chissà quanto inconsapevole, di una delle ultime campagne che condivise con Berlusconi).

Si felicita del sostegno di Prodi – suo elettore – e fa capire fin troppo chiaramente che la destinazione è la solita: al governo, comunque sia, con chiunque, centrosinistradestra, pronti per estendere il ragionamento anche alla destra, perché bisogna fermare tutto il resto, come si farà immediatamente dopo la domenica del voto.

Ricorda di avere sostenuto Letta, Renzi e Gentiloni, omette di parlare del buon vecchio Silvio, che gli consentì di farsi strada e di diventare Presidente della Camera, per poi ritrovare la strada del Parlamento, grazie a Monti (altro omissis).

A Bologna, per costruire un rapporto con la sinistra, non ci sarà Lo Giudice, ma ci sarà Casini.

In Emilia, in coppia con Lorenzin, rampolla del berlusconismo, che sarà votata dalle compagne e dai compagni del Pd a Modena, come se nulla fosse.

Quando si fecero le larghe intese nel 2013, mi opposi fino a non votare la fiducia, profetizzando che tutto si sarebbe spostato a destra, irreversibilmente, e che quello schema avrebbe cambiato profilo e valori del Pd. Tutti fecero spallucce. Ed eccoci qui. Con Pierferdinando, da sempre sostenitore di esecutivi di centrodestra, a spiegarci come si fa il centrosinistra. Lo avrete capito, c’è una parola di troppo: sinistra.

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