Questo Natale, nei supermercati e sulle nostre tavole, potremmo non trovare il pandoro prodotto dall’azienda che a fine ottocento lo brevettò, e cioè la Melegatti di Verona. In questi giorni, infatti, i due stabilimenti veronesi stanno vivendo la fase più critica di una crisi aziendale che, aggravatasi nell’ultimo anno, si protrae da troppe settimane, le stesse settimane in cui gli operai non vengono pagati.

Si dice che ci siano stati contrasti tra soci e eredi dei fondatori: il problema di eredità però non interessa solo i proprietari, ma riguarda tutto il territorio veronese, la comunità di San Giovanni e le prospettive produttive e occupazionali dell’area (circa 70 lavoratori a tempo indeterminato e 200 stagionali).

Ieri l’ultimo atto della crisi, che segna un nuovo apice di preoccupazione. Presso la Prefettura era infatti convocato un tavolo al quale hanno trovato posto il sindaco di San Giovanni Lupatoto, i sindacati, e i soci di minoranza. Grande assente, però, la presidente del gruppo Melegatti, Emanuela Perazzoli.

Le vittime annunciate sono i lavoratori, dell’industria e dell’indotto. Porteremo la questione all’attenzione del governo, perché non sono più tollerabili ritardi, rinvii e giochi di potere sulla pelle dei lavoratori. Nella «battaglia del Pandoro» stiamo al loro fianco, tanto in Parlamento quanto sul territorio, insieme ai comitati di Possibile.

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