Dal momento che piacciono i latinismi maccheronici per la legge elettorale, che fanno il paio con gli anglicismi applicati al mondo del lavoro, segnaliamo che una legge elettorale peggiore di quella che sta confezionando la maggioranza Gentiloni, Alfano, Verdini, Berlusconi e Salvini non ci potrebbe essere.

Oltre al blocco di liste e schede, tra proporzionale e uninominale, alle liste civetta, a meccanismi studiati appositamente per riportare in Parlamento l’allegra compagnia destrorsa che ha governato insieme a quelli del fu-centrosinistra, ora si parla di accesso a chi supera la soglia in tre regioni e allo sminuzzamento delle percentuali per partecipare alla distribuzione dei seggi all’interno delle coalizioni, peraltro largamente fittizie.

Sarà una legge dalle mille eccezioni, una legge elettorale ad personam, secondo una lunga tradizione legislativa che questa legislatura non ha certo interrotto.

Una legge fatta apposta per regolare qualche conto in sospeso a sinistra e per dare una mano alla destra, che trarrà molto più giovamento da questa schifezza di quanto possa ottenere l’attuale maggioranza. Fare del male agli altri facendolo prima di tutto a se stessi, insomma. Bisognerebbe dedicare la legge elettorale al Cipolla (il Cipollum?): «Una persona stupida è chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita».

E così, dopo il Porcellum – dichiarato incostituzionale – e l’Italicum – dichiarato incostituzionale – ecco un’altra legge vergogna che sarà dichiarata incostituzionale. Mi chiedo se chi straparla di riunire il centrosinistra e di fermare le destre si renda conto di ciò che accade. Risponditore automatico: no.

La legislatura che è rimasta in vita solo per le riforme – bocciate le une, incostituzionali le altre – si chiude là dove era cominciata: con una legge elettorale incostituzionale, esattamente come quella con cui è stato eletto il Parlamento attuale. La maggioranza attuale la propone e pensa di approvarla per una sola ragione: rimanere maggioranza, con un allargamento ancora più a destra, anche nella prossima legislatura. Tutto torna e verrebbe da dire: missione compiuta.

Andrea Pertici lo ha spiegato diffusamente, proponendo la semplice alternativa di un voto pulito, grazie all’armonizzazione dei due sistemi che risultano dalle sentenze della Corte, lasciando alla prossima legislatura, eletta con un sistema finalmente in linea con la Costituzione, le scelte future. E segnalando le ragioni dell’evidente incostituzionalità del Rosatellum a sua volta giunto in poche settimane alla sua seconda edizione:

Con il Rosatellum bis il voto non è omogeneo e anche per questo non è libero. Ciò sembra determinare un evidente problema di costituzionalità.
L’elettore deve votare tutto insieme: il candidato nell’uninominale (con cognome e nome senza simbolo di partito) e un vero e proprio “albero” di candidati collegati bloccati nelle anche numerose liste collegate. In sostanza l’elettore ha a disposizione un solo segno, con il quale non potrà comunque scegliere un solo candidato.
Nella migliore delle ipotesi, tracciando il segno su una delle liste collegate, si prenderà, oltre ai quattro candidati bloccati contenuti in questa, il candidato collegato del collegio uninominale, che anche se non gli piace non potrà escludere. Se, invece, voterà solo il candidato all’uninominale, perché magari è l’unico che gli piace e l’unico che vorrebbe votare, si prenderà – senza potersi sottrarre – anche tutti gli altri candidati nelle liste collegate (magari 20 o 30), che usufruiranno (in proporzione ai voti che alle liste sono stati espressamente attribuiti da altri elettori) del suo voto, pur non espresso a loro favore.
Pare evidente che questo non rispetti il diritto a un voto omogeneo e anche per questo libero.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti