Il simbolo del Tocatì di Verona è un Pinocchio che tiene sottobraccio un libro: forse per esaltarne il significato, il Comune di Verona ha deciso di vietare una manifestazione dedicata ai «libri viventi». Al Popolo della famiglia quei libri non piacciono e il Comune si è subito precipitato a toglierli dal programma. Cancellati.

Il comunicato di denuncia inizia così (davvero): «I libri dalle biblioteche alla piazza del Tocatì? Un affronto inaccettabile!». Tra i libri inaccettabili ci sono quelli che parlano di omosessualità, inaccettabile a sua volta secondo i fondamentalisti e quindi anche secondo il Comune di Verona.

Il progetto si chiama «libri viventi» – le cui pagine prendono vita grazie a chi le interpreta, perché di vite che diventano libri si tratta (un particolare che rende tutto più inquietante, pensando al divieto) – muove da un’iniziativa della Fondazione San Zeno, finanziata dalla famiglia Veronesi (vedi alla voce Calzedonia): «i libri sono però persone in carne ed ossa che si assegnano un titolo a partire da un aspetto della propria identità, che spesso le porta a subire pregiudizi e discriminazioni».

Qui la presentazione:

Vietare libri viventi è sempre meglio che bruciarli, avranno pensato gli amministratori di Verona. La motivazione con la quale hanno inteso cancellare l’evento è un perfetto manifesto politico illiberale:

«Il Comune di Verona ha ritenuto che la tipologia di contenuti dell’iniziativa “Biblioteca vivente” non fosse adeguata al messaggio culturale del festival dei giochi di strada, tradizionalmente indirizzato alle famiglie e al pubblico dei bambini».

E pensare che questa è la prima edizione del Tocatì (un festival appassionante nato quindici anni fa) «di preparazione della candidatura che il Festival ha intrapreso per essere riconosciuto “Good Practice” Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, che include i giochi e [gli] sport tradizionali», così si legge nella presentazione del programma. Chissà come sarà soddisfatta l’Unesco, insieme «alle numerose comunità di gioco provenienti da diverse regioni d’Europa», nell’apprendere che dal «patrimonio» vanno cancellate le iniziative dedicate alla superamento dei pregiudizi (vera finalità della biblioteca vivente) e rimossi i contenuti riferiti all’omosessualità, insieme al rispetto per gli altri, a cui è dedicato il progetto cancellato.

Peccato non poter cancellare, oltre ai «libri gay», come scrive un giornale, anche i gay stessi. Che i libri li leggono, li scrivono e magari, insieme agli etero, ne parlano. Inaccettabile.

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