Con Possibile abbiamo passato gli ultimi mesi a sollecitare un percorso unico per tutte le forze progressiste che non si riconoscono nell’attuale composizione del sistema politico, in cui le larghe intese sono diventate definitivamente malintese, in uno scontro tra tifosi molto scarso in termini di idee e di contenuti, in un trasformismo delle persone e delle culture politiche che rende tutto indistinto, una notte in cui tutti gli alfani sono neri.

Come caschi blu, perdonatemi l’immagine, abbiamo accuratamente evitato polemiche, chiesto il confronto, sollecitato una discussione non sui nomi e le sigle e le formule («mi sono rotto i cognomi») ma sulle idee e sulle cose da dire e, immediatamente, da fare.

Oltre al casco, abbiamo messo nel nostro kit un lavoro programmatico «manifesto» (sostantivo e aggettivo e verbo, anche) e una torcia per individuare competenze e elementi di innovazione che nella società ci sono già (a volte nonostante la politica). Abbiamo studiato i programmi e i progetti politici degli altri paesi e preso nota delle migliori soluzioni adottate, allargato il nostro sguardo alla «grande transizione matrioska», ribadito che siamo forza di pace (non un piccolo particolare). E – per tutte queste ragioni, più grandi di noi – abbiamo promosso l’incontro a tutti i livelli, non solo nei palazzi romani, ma nelle città e nelle province, abbiamo messo in relazione mondi diversi, invitando tutti a superare idiosincrasie e narcisismi. Cercando di essere antidoto ai politicismi.

Ora dobbiamo partire con la campagna prima culturale e politica che elettorale. Una campagna che veda protagonisti i cittadini, che assuma un «metodo democratico» (lo dice la Costituzione) che faccia saltare i meccanismi bloccati del fu-Italicum e del fu-Porcellum, che inviti tutte le forze a scegliere i candidati migliori e più rappresentativi, in ogni località del paese.

È già passato molto tempo e non dobbiamo esitare ancora. Tocca a ciascuno di noi: non dobbiamo aspettare profeti e messia, dobbiamo organizzarci, discutere e scegliere insieme. E la questione non riguarda soltanto chi vi scrive, ma ogni persona che crede che ci voglia qualcosa di diverso.

Personalmente, la vivo così. Da cittadino e da elettore, prima di tutto. Chiedo a tutte e a tutti voi di fare lo stesso. E non chiedo di delegare e di sostenere, ma di manifestarvi, appunto, e di prendere l’iniziativa.

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