Questa sera parte da Buti in provincia di Pisa il mio e nostro viaggio in Italia per unire le disperse virtù della sinistra.

Porterò con me un invito semplice semplice, composto da queste precise richieste: il tavolo del programma tra tutti i soggetti politici e sociali interessati a discutere di una prospettiva; la condivisione delle posizioni in Parlamento sulle questioni economiche e sociali più urgenti; l’estensione di questo invito, che vale a Roma, ma vale ancora di più in ogni città, perché chiedo che ci si incontri con lo stesso spirito dappertutto, anche per dare l’avvio a un processo democratico per individuare le nostre candidature. Si parta oggi stesso, non abbiamo più tempo da perdere.

Ci presentiamo con il libro che prepara Giorni migliori, con il «manifesto», con un manuale di istruzioni, con alcuni consigli pratici, con l’urgenza di fare noi per primi ciò che proponiamo agli altri. Lo farò personalmente, chiedo a tutti i parlamentari di fare lo stesso, a tutti i comitati di Possibile di mobilitarsi con passione e generosità.

In questi mesi di dibattito, non abbiamo atteso. Abbiamo proseguito con il nostro lavoro, con le nostre campagne, con la nostra mobilitazione.

Il 16 settembre invitiamo tutte e tutti a Milano per la presentazione delle fondamentali linee programmatiche e il nostro progetto, che vogliamo sia culturale e politico prima che elettorale.

Dicono i bene informati che il partito del governo vuole mantenere lo schema proporzionalista, senza coalizioni, peraltro. Quindi ci troveremo a votare per liste politiche. Il voto utile – che pare essere l’unico argomento di chi continua a perdere voti – avrà un impatto molto minore rispetto al passato, per ragioni di tecnica elettorale e per ragioni squisitamente politiche: se l’utilità consiste infatti nel votare chi si presenta a sinistra per fare cose di destra, quel voto è assolutamente inutile. Di più: controproducente.

L’invito è ad esprimere la propria preferenza, rispetto a chi si impegna a fare le cose che dice in campagna elettorale. Non altre. Non il loro contrario. A sostenere chi evita ogni minuto atteggiamenti compromissori e non parte già compromesso. A partecipare insieme a qualcosa che si è perduto. Perché se ci volgiamo a destra, di destra ce n’è più d’una e tutto sommato si assomigliano tra loro. Si rubano le parole, gli slogan, gli argomenti. Se invece ci volgiamo a manca, manca qualcosa. Proviamoci insieme, senza presunzione, sapendo che dopo questi anni non è un compito facile, né semplice. L’invito rivolgiamo a noi stessi. Fin da ora.

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