Un’anticipazione da “Giorni migliori – manifesto per cambiare l’Italia”, disponibile in ebook qui.

Le prime spese da considerare sono quelle per la ricerca. Non bonus-lotteria per alcuni, ma futuro per tutti.

Per finanziare la prima cosa – scuola e istruzione – le tasse sulla prima casa per i primi, i più benestanti.

Il primo partito italiano è composto da 12 milioni di persone che non si possono permettere di curarsi. Ecco con chi ci vogliamo alleare.

La salute è un diritto, non una merce: sanità gratuita e pubblica per tutti. In tutte le regioni.

Il lavoro va retribuito degnamente: almeno 7 euro all’ora per ogni ora lavorata. Giusta paga e giusta causa.

Il lavoro va accompagnato: reddito minimo garantito e servizi per il lavoro alla tedesca.

Progressività per alleggerire la tassazione a chi ha redditi bassi e dare una mano a chi ha più bisogno.

Stesso reddito, stessa tassazione: stessa dignità del lavoro autonomo e dipendente.

Successione: un miliardo all’anno in più a disposizione di tutti (non solo dei più fortunati) per #cosedifuturo.

Lotta all’evasione e restituzione ai contribuenti onesti, con una riduzione del carico scale attraverso la sua distribuzione più equa (e legale).

Uguaglianza e concorrenza leale sono sinonimi: conflitto di interessi e regole valide e rispettate da tutti.

Rimuovere gli ostacoli e le barriere, architettoniche e soprattutto culturali, che si oppongono alla vita indipendente.

Una politica per la casa, dopo anni di oblio, con soluzioni concrete, risorse, investimenti (con le necessarie coperture).

Una tassa sulle multinazionali della conoscenza, per estendere la conoscenza a chi non vi ha accesso.

L’Europa non può avere al suo interno «paradisi» per pochissimi e un «inferno» per tutti gli altri.

Armonizzazione scale a livello europeo: mai più elusione delle multinazionali.

L’Italia è un Paese che non investe più. La ‘cura’ parte da scelte precise, nei settori più promettenti, inserite negli obiettivi europei.

La transizione ecologica è anche sociale e economica e rappresenta la prima politica industriale, diffusa e partecipata.

Autoproduzione di energia e efficienza, ben #primadeldiluvio, per metterci in salvo e per rendere competitivo il Paese.

Sistema delle ricerca e piccole e medie imprese insieme, in tutto il Paese, per essere più forti in un mondo grande e terribile.

Per i robot, massimo di innovazione e massimo di garanzie, generalizzando leggi di Asimov. Perché non siano a servizio di pochi ma di tutti.

Big Data, diamo valore alle informazioni che ci riguardano. Le multinazionali che li sfruttano gratuitamente lo fanno.

No al «fattore Kafka». Pubblica Amministrazione realmente digitale: entri col codice fiscale e servizi online in tre click, basta code infinite.

La digitalizzazione come fatto politico centrale, dalla Sanità alla Giustizia. La vera spending review (in termini di risorse e di tempo).

La corruzione va stroncata con ogni mezzo, agenti sotto copertura e sequestro dei beni. A mali estremi, estremi rimedi.

Una Procura nazionale per i reati finanziari, ci vuole, come quella contro la mafia.

Nessun privilegio per nessuno, a cominciare da stipendi e vitalizi. «Sono tutti uguali» deve diventare un complimento.

Legalizzazione della cannabis, per prevenzione e sanità. Miliardi di euro tolti alle mafie. #cannabislegale

Europa è riforma sociale e estensione del benessere o non è. Ventotene diceva così. Qualcuno quel manifesto lo ha letto?

Laicità per non dipendere dalla convinzione e dalle credenze di nessuno. Senza tabù e senza pregiudizi di sorta.

Una politica femminista: parità salariale tra donna e uomo, applicazione della 194, strategia contro la violenza in ogni sua forma.

Matrimoni egualitari e adozioni per tutti, anche per i single. Perché tutti siamo diversi e però uguali di fronte alla legge.

Il benessere animale fa parte delle scelte ambientali e sociali. L’«animale politico» se ne deve occupare, con misura e responsabilità.

Ci troviamo dalla parte sbagliata del muro sbagliato: accoglienza rigorosa e riforma del regolamento di Dublino.

L’unica guerra che ci piace è quella contro la fame. Si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai

Diritto di voto alle Amministrative per chi risiede e paga le tasse da cinque anni in Italia.

Cittadinanza italiana a chi è nato in Italia e a chi, dopo sette anni di residenza, ha scelto l’Italia come Paese dove vivere.

Non la ‘solita’ riforma contro gli insegnanti ma risorse per sostenere le soluzioni di chi ha sperimentato e migliora la scuola ogni giorno.

Digitalizzazione: finora troppa retorica e poche connessioni, anche con la realtà.

«Real issues» che siano «real drafts»: non proposte astratte e generiche, proposte di legge puntuali e precise, accompagnate dal conto economico.

Referendum e leggi di iniziativa popolare accessibili, senza dover ricorrere più volte a timbri e notai.

Riforme costituzionali sui punti condivisi, perché è folle dividere il Paese sul patto fondamentale che lo unisce.

La sinistra è andata a destra. La destra, anche. È ora di cambiare punti di vista.

Non una politica minoritaria, una politica planetaria: proposte chiare, limpide, coerenti, a livello nazionale e europeo.

Un nuovo patto repubblicano: fiducia, rispetto, regole. Senza forzature, senza tradimenti. Per i molti, non per i pochi.

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