Ci vuole un Manifesto. Un progetto chiaro, i numeri a fianco, le tabelle con i dati, i grafici per spiegarlo (il famoso compagno Excel).

Ci vuole uno spazio ospitale. Prima di tutto aperto a chi non si sente rappresentato. Per cambiare lo schema politico attuale. E poi capace di mettere insieme tutte le sensibilità che vogliono fare sul serio. Pur provenendo da storie diverse.

Ci vuole una campagna culturale e politica prima ancora che elettorale.

Ci vuole generosità e lucidità, coerenza e apertura. Senza preclusioni, con scelte precise e condivise.

Ci vuole metodo democratico, perché le decisioni più “alte” siano assunte al livello più “basso” possibile.

A tutte le Possibili e a tutti i Possibili, in tutto il Paese, e anche all’estero, chiediamo di mettere l’enfasi e la passione (e la pazienza di collegare e di mobilitare, anche) sul progetto. Sulla sua qualità. Sull’autonomia. Sulla sua innovazione.

Manifesto è sostantivo, è aggettivo. Ed è anche verbo. Manifestiamoci. Manifestiamo un punto di vista diverso. Che restituisca significato e nitidezza alla parola sinistra e attuazione ai principi costituzionali a cui teniamo di più. Che aggredisca le disuguaglianze.

Che dia speranza a chi non ne ha più. Che dia dignità a chi sente di averla perduta. Che sappia dare spazio a chi non è previsto che lo abbia. Che guardi ai ragazzi e ai bambini di oggi, per dare loro un Paese. Ancora.

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