Qui di seguito, l’intervista al Fatto, a cura di Federico Mello:

Andrai in piazza il 5 dicembre?
“Sto già andando adesso (ieri, ndr), a Milano. Ho lanciato “Mille piazze per l’Italia” contro la legge salva-premier. Ci sono già una trentina di piazze che si sono mobilitate davvero”.
E il No Berlusconi Day?
“A questo punto sono per andarci. Però penso che prima sia importante un’interlocuzione con i ragazzi che l’hanno organizzato. Proverò a contattarli su Skype, mi auguro che anche Bersani lo faccia: questo partito si deve confrontare con le persone che hanno da dire qualcosa”.
Anche su NoBDay il Pd appare diviso.
“Tutto il dibattito tra pro e contro, è falsato. Il tema di questa manifestazione non è l’alleanza con Di Pietro, è Di Pietro piuttosto a salire sul carro di un’iniziativa assolutamente spontanea”.
Un’iniziativa che sfugge agli schemi della politica.
“Ormai non ci sono solo i partiti. Quando io mi arrabbio che i big non capiscono la Rete, lo dico anche in termini politici, non basta aprire un blog: ora la gente non aspetta più che gli si dica cosa fare, lo fa e basta. È chiaro che sorgono dei problemi di equilibri, misura, ruoli. Ma ancora di più, per questo, dobbiamo aprire un interlocuzione con questi ragazzi”.
Quindi non sono “antipolitici”.
“Definire antipolitici quei ragazzi, mi fa sorridere. L’antipolitica se la sono inventata i politici”.
Ma il Pd deve andare o no in piazza?
“Una delegazione del Pd, nelle forme più simpatiche, meno burocratiche, ci deve essere al No Berlusconi Day. E nel frattempo interrogarsi con gli organizzatori se vogliono sentire la nostra. Quando impareremo a metterci a livello delle persone e non sopra di loro?”.

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