Come volevasi dimostrare, dopo anni di tensioni inenarrabili, scontri tra culture politiche irriducibili, il voto contrario alla riforma costituzionale, non era una scissione vera e propria, era un gazebo.

Perché l’ex-premier è pronto a concedere i gazebo per scegliere il nuovo leader, assecondando quindi l’ultimo penultimatum delle minoranze. E tutto torna magicamente all’interno del partito che fu democratico, con formule improbabili, come quella dell’Ulivo 4.0, che non si capisce bene nemmeno che cosa voglia dire, soprattutto se sostenuta da un partito che ha distrutto il centrosinistra, che ha adottato politiche che l’Ulivo ha sempre avversato, che ha promosso parole, toni e contenuti lontani mille miglia dallo spirito del 1996.

Siccome a ogni stormir di fronda ci viene chiesto: sì ma voi con chi andate, se esce questo, se torna quell’altro, ribadiamo un concetto: ci vuole un progetto di governo grande come il ca che ce ne frega di tutti questi ghirigori.

Non siamo mai stati a disposizione di un capo, né di quello di ieri, né di quello dell’altro ieri. Non crediamo alle conversioni damascate, né ai cambiaverso. Vogliamo coerenza e cerchiamo di praticarla. Siamo alla ricerca di soluzioni, non di accrocchi.

Per noi è ora di lasciare uno spazio bianco, come in quel bel libro di Valeria Parrella, e scrivere una storia nuova, che tenga conto che il mondo è cambiato, che le persone stanno peggio e che la sinistra non c’è stata, e se c’era dormiva.

Ci vuole un’alleanza con le persone, non tra politici. Ci vuole un riferimento alla realtà, non l’ennesima metafora calcistica o botanica o tutte e due le cose insieme.

L’Ulivo non è l’arbre magique con cui ogni volta si cerca di dare un profumo di centrosinistra a un veicolo che ha svoltato a destra, anni fa, perdendosi nell’indistinto del pensiero unico.

Ciò che c’è da salvare di quella tradizione è esattamente l’idea di presentarsi autonomamente dagli equilibri e dagli equilibrismi politici, con un testo che sia anche un patto con le persone a cui ci si rivolge.

Tutto il resto è un rumore lontano. E, quello sì, parecchio sinistro.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti