Non si dimette se perde il referendum, dopo aver detto per mesi il contrario.

Non personalizza, dopo aver detto – fin dal 2014 – “o me o il Senato” (che peraltro rimane). Per sicurezza, spersonalizza in diretta tv senza interruzioni.

Dice che non conserva nemmeno più l’Italicum, legge votata con fiducia (anzi, 3) perché ora cambia anche quella (ma dopo il 4 dicembre, mi raccomando). Tutti quelli che ce la invidiavano nel mondo? Delusissimi.

Dopo aver sostenuto che il ballottaggio fosse fondamentale, rinuncia anche a quello, almeno a parole.

Dopo aver difeso il premio di lista, torna al premio di coalizione.

Dopo aver dichiarato ottimi i collegi grandi, opta per quelli piccoli.

Sui senatori non elettivi (paletto fondamentale della ‘riforma’) dice che si possono eleggere, almeno un po’, anche se il testo della ‘riforma’ dice un’altra cosa.

Dopo aver sostenuto il Sì, insomma, non gli rimane che votare No.

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