Il quorum al referendum boicottato in tutti i modi dal governo resta un’impresa difficile: è solo da qualche giorno che si sono aperti, anche per via indiretta (diciamo così), spazi di discussione in merito (cosa rara perché di ambiente in questo Paese si parla pochissimo, come se fosse un tema secondario e noi sappiamo che non dovrebbe esserlo perché, semplicemente, è un argomento primario).

Ciò ci invita a insistere, a non fare calcoli, né tattiche. Nelle regioni del Sud la mobilitazione è forte e sentita. Più difficile sarà creare le condizioni perché anche nel Nord del Paese si muova (più di qualcosa).

È però un dato non banale e forse troppo sottovalutato registrare che sia dal Sud che muove questa campagna. Dal Mezzogiorno e dalle aree considerate più ‘periferiche’ e quindi dimenticate dalla ‘grande’ politica nazionale.

Ciò non c’entra con gli equilibri politici, con le correnti, con le etichette: lo si può vedere dal comportamento del partito di maggioranza (attuale) che vota (o non vota, per essere più precisi) in tutti i modi possibili. È un fatto culturale, mi pare, di una certa importanza.

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