Scrive Fabio Martini sulla Stampa:

Ancora una volta Matteo Renzi non dà «punti di riferimento» ai suoi avversari, un po’ come i falsi “nueve” nei moduli di calcio. A pochi giorni dalla data ultima per decidere, il governo non ha ancora comunicato quando si svolgeranno le elezioni amministrative nei cinque comuni politicamente più importanti del Paese ed è ancora in mente dei la data della madre di tutte le battaglie renziana, il referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo e sulla quale Matteo Renzi ha già messo la fiducia.

Non so se il “nueve” sia falso, sicuramente è poco serio. Nonostante i toni divertiti dell’articolo, si ricorda che un premier non amministra né governa in ragione solo della propria parte (che da qualche anno, in realtà, comprende un po’ tutte le parti) ma ha obblighi e responsabilità verso l’intero sistema politico. Il gioco delle date rende tutto quanto molto opaco, soprattutto per chi non è nel sistema o al potere. E chi si preoccupa per la rappresentanza, per l’affluenza e in generale per il corretto e lineare svolgimento delle campagne elettorali e quindi delle elezioni.

Se si aggiunge che il governo ha sprecato 300 milioni dei contribuenti per evitare accuratamente di accorpare il referendum del 17 aprile alle Amministrative, un referendum promosso dalle Regioni a guida Pd che lo stesso governo definisce «inutile» pur di non partecipare e votare no (e che avrebbe potuto assorbire con una legge, come ha fatto con gli altri quesiti proposti) ci si rende conto che oltre alla questione di merito c’è un clamoroso problema di metodo. Democratico.

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