Non so se avete letto le idee dei promotori e la piattaforma degli organizzatori.

Una cosa che in ogni Paese sarebbe vissuta come ultraconservatrice, a cui invece partecipano anche esponenti della maggioranza del fu centro-sinistra (il trattino sta per centro meno sinistra).

L’aspetto che emerge da tutte le loro parole – che sembrano ispirate direttamente da Giovanardi – è la paura. Una paura verso la vita stessa, le sue contraddizioni, le sue incertezze, le sue fragilità.

Una paura che si estende a tutto ciò che non è riducibile a un modello culturale (?): il loro. Una paura per gli omosessuali, che in realtà ne nasconde mille altre: non a caso oggi la minoranza dei cattolici professionisti del Pd (che però guarda caso è renzianissima) se la prende anche con le coppie etero. Tipo la mia. Scusate se esisto.

Sull’utero in affitto (che in realtà si chiama gestazione per altri) metterebbero del resto fuori legge anche Sergio Lo Giudice, loro collega parlamentare (un po’ meno nazista, direbbero, di Elton John, ma ci siamo capiti).

Sono gli stessi che hanno partorito la legge 40 – distrutta dalla Corte costituzionale -, gli stessi che hanno inventato la legge più proibizionista sulle droghe – sempre la Consulta ci ha messo una pezza -, gli stessi che si espressero sul caso Englaro con parole di inaudita (anzi, no: audittissima) violenza – e in questo caso è stata la magistratura ordinaria a bilanciare la follia di certe imposizioni.

Giocano a confondere tutto quanto, sapendo bene di esagerare, ma cercando di costruirsi – sulla paura – una rendita politica. Mi chiedo come facciano a stare nella Ue, dove tutti i paesi si sono dati legislazioni più liberali e perché non vogliano uscirne: anche l’anglicismo del Family Day è ridicolo, perché il nostro dialetto balbettante sui diritti e confusionario nelle definizioni stesse lo parliamo solo qui da noi.

Un Circo di paternalismo e di oscurantismo che ha paura e fa paura a sua volta: diversi da curare, dicono, donne che non possono avere l’ultima decisione sul proprio corpo (decidono loro), coscienze che si manifestano solo nel loro caso (gli altri, la coscienza, non ce l’hanno), malati che devono morire sulla base di un pregiudizio altrui che spesso contestano.

Passerò un sabato laico, semplice come la vita di due persone che si vogliono bene, che prendono casa, che fanno un mutuo, che si aiutano quando qualcosa non va, che hanno bambini o non li hanno, e che se li hanno (anche da padri diversi, pensa te) magari adottano un bambino, che se ne prendono cura, che lo amano. Sia che sia loro, sia che venga da lontano.

Un sabato naturale, come lo è l’omosessualità, che non l’hanno mica inventata gli omosessuali, ma forse stava nel piano della ‘creazione’ di un mondo certamente strano come il nostro.

Un sabato in cui pensare alle famiglie, per cercare di capire come rendere la vita meno complicata ai coniugi, ai conviventi, ai single, alle coppie ricostituite, ai genitori soli che hanno figli (capita, sapete?) e in cui i bambini e gli adulti hanno bisogno solo di più umanità. Senza paura, per vivere insieme meglio che si può.

Un sabato in cui si parli di reddito minimo per le persone, in cui ci sia progressività fiscale e il massimo possibile di asili nido e scuole materne di qualità, un sabato qualunque, in cui i problemi e le speranze siano queste. Senza che ci dicano come dobbiamo passare il sabato e anche gli altri giorni della settimana.

Perché siamo liberi, non dimenticatelo mai.

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