Walter Tocci, intervenuto ieri sera a un incontro promosso dalla sezione di Sel di Roma, ha preso una posizione forte e però da discutere.

Ha ribadito un concetto chiaro, che in un paese normale dovrebbe essere scontato, e cioè che se l’esperienza di Marino deve terminare o meno, il luogo in cui ciò deve essere sancito è l’aula Giulio Cesare, ovvero l’aula consiliare.

In secondo luogo, a suo avviso, la responsabilità della situazione attuale non può essere attribuita unicamente a Marino, perché il fallimento di questa amministrazione riguarda tutto il Pd. Che ha fallito nel Governo della Città.

Per questo propone che il Partito Democratico non si candidi alle elezioni, che ceda il passo ad una coalizione civica in grado di appassionare la città ad un nuovo progetto.

Un progetto di sinistra e civico, che metta al centro la partecipazione e la valorizzazione delle competenze diffuse.

Ora, Tocci ha ragione, ma il Pd si presenterà. Fatto fuori Marino, cercherà uno schema trasversale, ma non a sinistra. Difficile immaginare qualcosa di diverso. La Walternativa proposta da Tocci quindi è correttissima, solo che si farà fuori dal Pd. Anzi, proprio lontano dal Pd. Quello di Roma. Quello di Sant’Andrea delle Fratte. Quello di piazza Colonna. Lontano dai centri di potere. Lontano dai capibastone da cui non è venuta alcuna autocritica (anzi, hanno proiettato tutto quanto su Marino, anche per distogliere l’attenzione). Lontano dai dossier in cui si dice tutto ma non si fa mai il nome dei responsabili.

Il trasformismo in politica ha un parallelo nel teatro. Ma anche se il Pd si mette i baffi civici e la parrucca del rinnovamento, a Roma lo scopriranno tutti quanti molto presto.

Chiedo a Walter di pensarci. Perché ha ragione. E proprio perché ha ragione dovrebbe essere conseguente e guidare la città fuori dai guai.

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