Se n’è molto parlato per via di un servizio delle Iene. Non sono ancora riuscito a scriverne perché come sapete sono stato nel pieno della campagna e poi della raccolta firme per gli otto referendum (tra qualche ora avremo i dati precisi).

Tornando alla questione, per me non è stato difficile ospitare il ragazzo, anzi. Sadibu viene da un villaggio del Gambia, è poco più che maggiorenne, ha attraversato tutta l’Africa Occidentale, è stato in prigione in Libia, ha poi trovato lavoro come muratore, lavoro con il quale si è pagato il viaggio sul ‘barcone’.

Parla bene l’italiano, vuole finire gli studi (Sadibu è orfano di padre fin da quando era piccolo) e vuole trovare un’occupazione, non appena gli sarà concesso.

Settimana prossima incontrerò la direttrice del centro in cui è stato in questi ultimi mesi e cercherò di capire come posso aiutarlo. 

Ovviamente se avete qualche idea potete scrivermi (molti lo hanno già fatto: [email protected]).

Mi piacerebbe che la questione fosse affrontata in modo più generale, però, e non solo per chi viene da lontano, ma anche chi vive in condizioni di indigenza (che qualche partito mira a contrapporre per alimentare la guerra tra i poveri e i più poveri di loro, senza spiegare come affronterebbe i problemi degli uni e degli altri). La questione della casa infatti è largamente sottovalutata nel dibattito politico.

Invece di togliere la tassa sugli immobili, ad esempio, si potrebbe pensare che quei soldi potrebbero essere utilizzati per un grande piano di social housing (come si dice oggi). Per dirne una. E per dare una casa a chi ne ha bisogno.

Un piano però ci vuole. Anche per evitare che tutta la questione si trasformi in “noi” e “loro”, come è puntualmente accaduto anche in questa occasione.

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