A ogni campagna referendaria si scatena lo scetticismo, misto in molti casi a un profluvio di informazioni parziali (per essere gentili) e in alcuni casi non proprio in buona fede. Ma ci sta. È tipico delle cose umane e in particolare dell’approccio dei dirigenti politici.

La cosa che colpisce in queste ore è che più o meno dappertutto si stiano mobilitando le persone, in alcuni casi giovanissime, che si stanno dando da fare in tutti i modi possibili. E non sono organizzate in partiti o movimenti già esistenti: aspettavano un segnale, per il resto ci pensano loro.

A dimostrazione del fatto – lo ripeto ancora una volta – che i referendum non sono di nessuno, ma di tutti. E che il risultato più bello sarà celebrare non la vittoria di un movimento ma la partecipazione di quel movimento e di altri soggetti che via via si aggiungono a qualcosa di più grande. E non esclusivo, tutt’altro.

Le polemiche lasciamole agli altri, il tempo impieghiamolo a parlare con le persone, a spiegare il senso della nostra raccolta e le proposte a cui aprirà la strada. E non dimentichiamoci di firmare.

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