Ci fa che le disuguaglianze sono esplose in questi anni. Ci fa che bisogna ridurle, perché fa bene ai poveri ma anche ai benestanti (anche se non se ne rendono conto).

Ci fa che ci vuole un welfare che tuteli chi perde il lavoro ma anche chi lo cerca, perché è un lavoro anche quello.

Ci fa che vogliamo la parità salariale tra uomo e donna e il riconoscimento della differenza (che in questo caso si sposa perfettamente con l’uguaglianza).

Ci fa che l’uguaglianza è la concorrenza leale, in una società come la nostra, senza cricche, amici degli amici, capatáz e altri soggetti spaventosi che distruggono la legge (corrompendola).

Ci fa che ci vogliono i matrimoni egualitari.

Ci fa che le tasse devono essere progressive (più progressive) e non basate su un’unica aliquota, come propone la destra.

Ci fa che dobbiamo metterci alla pari dei Paesi più avanzati, con la ricerca e con uno sviluppo diverso da quello che abbiamo ereditato.

Ci fa che la democrazia deve essere più condivisa e a disposizione di tutti, anche di chi è o si sente escluso.

Ci sta che dobbiamo vivere la politica alla pari, perché i molti si devono organizzare in modo democratico e lanciare la sfida ai pochi che detengono il potere, a volte senza nemmeno sentire il bisogno di spiegare come.

Ci sta che tutti devono avere una possibilità, a cominciare dall’infanzia e dalla scuola.

Ci sta perché mettiamo l’uguale nel simbolo ma siamo diversi da molti, perché crediamo in cose diverse e in un modo di farle rispettoso e limpido, senza paura ma anche senza volgarità e eccessi.

Ci sta l’uguale, ci sta.

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