Se vai a destra a un certo punto, quando meno te lo aspetti, incontri la destra scrivevo qualche giorno fa.

Ecco, oggi possiamo dire che se continui a coltivare il «partito della nazione», a un certo punto, quando meno te lo aspetti, fai eleggere un «sindaco della nazione»: è Luigi Brugnaro, il nuovo primo cittadino di Venezia. Poco importa – nella logica del «partito della nazione», appunto – che Brugnaro fosse stato candidato da Forza Italia e Ncd e fosse stato appoggiato al ballottaggio anche dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia.

Certo, non è stato solo questo, il motivo del risultato veneziano, ce ne sono molti altri, e tutti siamo invitati a indagarli e a prenderci la nostra parte di responsabilità. A cominciare dalla vicenda del Mose e dalla rottura con il passato (anche della stessa parte) voluta da Casson e forse non condivisa da tanti altri per arrivare alla sottile contraddizione di un dichiarato non-renziano (in molti casi, anti-renziano) che si candida insieme e per il Pd di Renzi.

Del resto la voce Wikipedia di Brugnaro indica come partito «indipendente» (mettendo giusto tra parentesi un timido riferimento al «centrodestra») e lui, nelle prime dichiarazioni, ha già detto di apprezzare Zaia e Renzi (come se fosse normale, apprezzarli entrambi, e dichiararlo nella stessa frase) e di voler «aprire al Pd renziano» (sic), anche perché – prosegue «siamo aperti e trasversali». Insomma, una sorta di uomo vitruviano delle larghe intese, proprio come il premier sullo scenario nazionale.

Tutt’altro profilo rispetto a Felice Casson, con il quale dal congresso per la segreteria nazionale (durante il quale fu tra i pochi parlamentari a condividere con me la sfida congressuale) alle cosiddette ‘riforme’ dell’ultimo anno (per prima, tra tante, quella costituzionale) abbiamo condiviso un percorso e un’idea di centrosinistra alternativo alla destra che non c’entra con le larghe intese. E che però non ha più alcun riferimento nazionale, né – evidentemente – locale.

Ma il Pd e il premier non hanno accettato il mio e nostro invito – che rivolsi loro quando si formò il governo Renzi – a «tenere altro viaggio», preferendo il partito della nazione che alla fine è riuscito a far eleggere il “suo” sindaco, chiudendo il cerchio. Appunto.

Il centrosinistra si è rotto, questo dicono i ballottaggi, e il suo elettorato è spaesato, non solo dove la laguna è diventata palude. Lo sfondamento a destra ha portato a destra tutti quanti. Non è una buona notizia per il Pd, né per la sinistra. Ed è un’ottima notizia per la destra, come si temeva.

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