La legge 31 marzo 1953, n. 148 recante “Modifiche al testo unico delle leggi per l’elezione della Camera dei Deputati approvato con decreto Presidenziale 5 febbraio 1948, n. 26” è nota come “legge truffa”.

La “truffa” consisteva nella attribuzione alla coalizione (non alla lista) che avesse ottenuto la maggioranza dei voti del 65% dei seggi. Un premio molto ampio. Pari a quello che l’Italicum attribuisce a chi ottiene però il 40% dei voti. Con il piccolo particolare che se nessuno ci riesce il nuovo sistema elettorale attribuisce comunque il premio a chi prende un voto in più nel turno di ballottaggio tra i due partiti meglio piazzati (che ultimi sondaggi alla mano starebbero entrambi sotto il 35%).

Ora, senza soffermarsi su altre differenze di merito (ad esempio non c’erano i capilista bloccati né era possibile candidarsi contemporaneamente in dieci collegi), che renderebbero evidente quale possa essere la “truffa”, ulteriori paralleli si possono fare sulle modalità di approvazione.

Anche la legge del 1953 era infatti molto divisiva: proposta dal governo e osteggiata dalle opposizioni e le forze di sinistra (Pci e Psi) in particolare.

Contro di loro, e soprattutto contro l’ostruzionismo, il governo usò i suoi potenti mezzi e il più potente di tutti: la fiducia. Come sessantadue anni dopo, in questi giorni, sta accadendo di nuovo, seppure senza che sia stato fatto ostruzionismo e i regolamenti prevedano procedure contingentate. Nel frattempo non era più accaduto, neppure quando la maggioranza di centrodestra impose il Porcellum nel 2005.

È stato insomma rotto quello che sembrava ormai divenuto un tabù, dopo che il Presidente del Senato dell’epoca, Giuseppe Paratore, un liberale vecchio stampo, essendo contrarissimo alla – fino ad allora – inusitata procedura di porre la questione di fiducia su una legge elettorale aveva ammonito da subito De Gasperi affinché questa insolita procedura “non rappresent[asse] un precedente”.

Una preoccupazione che oggi non c’è stata nonostante la Presidente della Camera abbia ricordato, in una lettera a Repubblica, come la Giunta abbia elaborato una proposta di modifica del regolamento che esclude la possibilità di fiducia sulle leggi elettorali. Una soluzione che poteva essere anticipata – ci pare – in via di interpretazione del regolamento.

Oggi, insomma, sembra che si vada oltre il 1953 non registrandosi, ad esempio, nel governo in carica quelle preoccupazioni che l’esecutivo guidato da De Gasperi mostrava per i dissensi anche interni, autorevolmente espressi.

Oggi tutto è liquidato come freno e irriso come perdente e inefficiente.

Nonostante chi si oppone sia molto più moderato e disposto a trovare soluzioni: qualcuno addirittura si scusa e vuol subito gettarsi alle spalle l’episodio. Mentre nel 1953 numerose furono le manifestazioni organizzate da Pci e Psi contro la decisione del governo di porre la fiducia: a Roma una dimostrazione fu dispersa dalla celere; il 20 gennaio la Cgil proclamò uno sciopero generale e in piazza la polizia fu costretta ad intervenire con gli idranti per evitare il precipitare della situazione; l’opposizione di sinistra abbandonò l’aula; il vicepresidente della camera Fernando Targetti e gli altri membri dell’Ufficio di presidenza appartenenti a Pci e Psi si dimisero.

Dopo tante forzature e sconquasso istituzionale, la “legge truffa” non produsse effetti concretii, non essendo stata raggiunta da nessuno la soglia per ottenere il premio. 

L’Italicum non corre questo rischio: il premio – lo abbiamo detto all’inizio – lo prende comunque. Ma la sua applicazione si avrà solo dal 1° luglio 2016 e solo per la Camera. Se si andasse a votare prima? E se il Senato fosse ancora elettivo? Qualcosa potrebbe ancora ingripparsi.

In ogni caso, anche per la legge truffa si parlò di referendum, non essendo stato ancora attuato quello abrogativo che dal 1970 invece i cittadini hanno a disposizione e che potrebbe essere utilizzato per rimediare a (almeno) alcune storture dell’Italicum.

Ciò a cui sarà ancora più difficile rimediare saranno le forzature della Costituzione e dei regolamenti parlamentari cui abbiamo assistito.

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