A parte che non si capisce se si farà, questa cosa (guerra?) dei droni che colpiscono i barconi, ma così scrive Fabrizio Gatti su l’Espresso di oggi:

Sarà dura per l’Italia e per l’Europa sconfiggere i trafficanti con le armi. Al di là del Mediterraneo erano imprendibili già ai tempi del colonnello Gheddafi. Figuriamoci oggi, in una terra dove l’unica legge la dettano i kalashnikov. A meno che l’Unione europea non finisca nel pantano […]. Ma davvero un’operazione di polizia internazionale e il blocco navale fermeranno il traffico? Probabilmente no: sposterebbero le partenze in Egitto e Turchia, da dove già nel 2014 sono arrivate decine di migliaia di rifugiati e continuano ad arrivare.

Lungo il fronte governativo che dopo le stragi puntualmente unisce Bruxelles a Roma, per poi puntualmente dissolversi, l’analisi dovrebbe essere logica, non militare: se si rompe un rubinetto non si alzano le sponde del lavandino, prima si chiude l’acqua a monte. L’Europa punta invece al blocco. Piuttosto che creare una rete di corridoi alternativi sostenuti dal rilascio di visti umanitari.

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