Ormai il rispetto delle regole è un optional, anzi una concessione. Sempre in una logica di scambio.

L’ultima è questa: se non verrà chiesto il voto segreto il governo non metterà la fiducia.

Peccato che il voto segreto sia espressamente contemplato dal regolamento, mentre la fiducia sulla legge elettorale nessuno si è sognato di metterla dal 1953 a oggi. Erano sessant’anni che non si metteva la fiducia!, si potrebbe dire con terminologia molto di moda.

Un piccolo particolare: il voto segreto suppongo che verrà chiesto dall’opposizione: Cinque stelle, Sel, Lega, magari Forza Italia.

Non credo da una parte del Pd.

Certamente non da me, che voterò contro l’Italicum – lo dico rendendo già palese qualunque eventuale voto segreto – essendo io da tempo molto critico e favorevole al Mattarellum, che non viene proposto anche se avrebbe probabilmente più voti.

Ora, credo che l’opposizione – che chiederà il voto segreto – voterà serenamente contro la fiducia. Come sempre. Come sempre nelle democrazie parlamentari.

Quindi a chi chiederà il voto segreto (suppongo) che il Governo non metta la fiducia non importa granché rispetto a come ha (già) deciso di votare.

Forse chi nel Pd non vuole che venga messa la fiducia per senso delle istituzioni dovrebbe – secondo il governo – cercare di convincere l’opposizione a rinunciare a una propria prerogativa prevista dai regolamenti parlamentari? E con quali argomenti poi?

Piuttosto ricordo come Massimo Villone, costituzionalista e già presidente della Commissione affari costituzionali, si sia espresso contro la possibilità di mettere la fiducia se verrà chiesto il voto segreto.

Quindi quella che viene fatta passare per una concessione risulterebbe essere, invece, una regola.

Speriamo che alla fine di questa legislatura qualche regola sia rimasta in piedi. 

C’è da dubitarne.

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