Repubblica drammatizza.

Piace molto lo scenario da fine di mondo che Renzi ha pensato per la legge elettorale.

Sulla quale ha accelerato, mettendo la sua approvazione nel bel mezzo di una campagna elettorale (un momento indicatissimo per discuterne serenamente!), costringendo tutti procedere a tappe forzate e chiedendo che si approvi tutto quanto senza discussione (in continuità con l’orrendo spettacolo della seduta fiume notturna per votare la riforma costituzionale), continuando a minacciare di mettere la fiducia, con quel gusto un po’ sadico che sembra avere in certi passaggi.

Se rompete metto la fiducia, dice all’interno. E verso le opposizioni, che esaspera con la scelta dei tempi e dei modi, fa capire: se fate ostruzionismo, mi autorizzate a mettere la fiducia.

Ragionamento diabolico perfetto, in piena linea con la tattica parlamentare che ha adottato in questi mesi, fin dallo #staisereno.

C’è solo un punto che i giornali non hanno ancora scoperto. Che se il voto di fiducia è palese, il voto sulla legge è successivo e può essere segreto.

Il Governo cioè può porre la fiducia, che viene votata – per appello nominale – seguendo poi la votazione sulla legge, che può avvenire a scrutinio segreto nei casi di cui all’articolo 49 Regolamento della Camera:

“[…] Sono altresí effettuate a scrutinio segreto, sempre che ne venga fatta richiesta, le votazioni sulle modifiche al Regolamento, sull’istituzione di Commissioni parlamentari di inchiesta, sulle leggi ordinarie relative agli organi costituzionali dello Stato (Parlamento, Presidente della Repubblica, Governo, Corte costituzionale) e agli organi delle regioni, nonché sulle leggi elettorali“.

Naturalmente tra la fiducia e il voto finale sulla legge può esservi divergenza. Ma questo tanto più quando si voti a scrutinio segreto.

In proposito ricordo che (quando il voto segreto era più diffuso, cosa che qui non rileva, trovandoci comunque in un caso in cui al medesimo può farsi ricorso) il secondo Governo Cossiga (1980) si dimise dopo che la Camera aveva respinto nella votazione finale a scrutinio segreto il ddl di conversione di un decreto legge (503/1980) su cui era stata prima chiesta – e ottenuta – la fiducia.

Quindi, se è posta la fiducia su Italicum su cui nel frattempo l’opposizione avrà chiesto il voto segreto per votazione finale… può darsi che la fiducia venga approvata ma la legge no. 

Il Governo può continuare la sua azione, se ritiene, ma la legge elettorale dovrà essere un’altra.

Come sapete il mio dissenso è palese, quindi il mio riferimento al voto segreto è solo tecnico, non politico. Però, se si fanno diavolerie, bisogna mettere in conto che altri si dispongano nello stesso modo.

In sintesi, fossi in lui la fiducia non la metterei per nessun motivo. È un segnale sbagliato sotto ogni punto di vista. Una provocazione. Un messaggio di prepotenza che in realtà nasconde la debolezza di chi teme di non avere i numeri.
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