Domani presenteremo il nostro testo di legge sulla Rai, firmato da Nicola Fratoianni e il vostro affezionatissimo, da Arturo Scotto, Sandra Zampa, Luca Pastorino e altri colleghi.

Vorrei però dire fin d’ora due cose: che se lo slogan del governo è, vagamente populistico e antipolitico, «fuori i partiti dalla Rai», deve essere tradotto anche come «fuori il governo dalla Rai», perché devono uscire tutti, maggioranza o minoranza (che poi nella democrazia dell’alternanza – ammesso che ci sia ancora – di solito cambiano di posto).

Preferisco dire: dentro i cittadini, la società civilissima, le competenze, le professionalità, in un contesto di autonomia e di qualità le più alte possibili.

In secondo luogo, vorrei dire che ci sono cose apprezzabili nella proposta del M5s.

Il primo elemento è che la proposta del M5s ha in comune la ricerca dell’indipendenza della televisione pubblica dalla politica in modo reale. E  questo merita sicuro apprezzamento.

Non istituisce un organismo come il nostro «Consiglio per il servizio pubblico», ma ‘lavora’ in modo analogo  su Agcom per rendere più forte la sua indipendenza.

Fissa requisiti di professionalità per il CdA e prevede incompatibilità e inconferibilità molto utili a assicurare la separazione del governo della Rai dalla poltica (anche se forse eccedendo con le condizioni, ma se ne può, anzi deve, parlare).

Vorrei dire che il dibattito in Parlamento parte nel migliore dei modi, speriamo che ci sia la disponibilità di tutti al primo vero confronto politico (da due anni a questa parte).

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