Oggi presso la sala stampa della Camera, è stata presentata la campagna «Cambia la Grecia cambia l’Europa», a sostegno di Syriza e, più in generale, con l’auspicio che il popolo greco possa scegliere liberamente, senza essere condizionato da chissà chi.

La spedizione si chiama Kalimera, che in greco vuol dire «buon giorno» e che speriamo sia salutato anche da un «buona sera» nel momento in cui saranno pubblicati i risultati dello spoglio.

Perché è così forte l’impatto della sfida greca?

Perché si parla di sinistra di governo e non solo di governo (in Italia ne abbiamo fin troppo e giustifica ogni cosa, a danno proprio della sinistra che, invece, si percepisce sempre meno), ma nemmeno solo di sinistra (nel senso di una chiusura identitaria e inevitabilmente minoritaria).

Perché laggiù non sono partiti per vincere e basta, hanno iniziato con pochi voti e a poco a poco si sono convinti di potercela fare. Certo che vincere è importante ma ci si arriva alla fine e non all’inizio. La stessa storia di Tsipras è un vero monumento all’anti-carrierismo, come lui racconta nel libro intervista appena uscito in libreria (Alexis Tsipras. La mia sinistra, a cura di Teodoro Andreadis Synghellakis, Bordeaux, Roma 2015, in particolare alle pp. 28-sgg.).

Perché è una sfida per l’autonomia, ma non del nazionalismo, perché Tsipras proietta immediatamente la propria battaglia in Europa e per certi versi con l’Europa, perché i popoli si mobilitino per cambiarla e la Grecia diventi una parte per il tutto (una sineddoche e però anche una metonimia, dal momento che oltre a essere una parte dell’Europa e la sua parte che più è stata colpita dalla crisi e anche dalle ricette che avrebbero dovuto consentirle di uscirne).

Perché la stessa struttura e la stessa organizzazione di Syriza è qualcosa di innovativo e di irriducibile al proprio passato, pur non liquidando il passato di mobilitazione, di lotte e di valori dai quali proviene.

Perché c’è una parte istituzionale, di rappresentanza, e c’è una parte sociale, di intervento diretto, di grande interesse e grande concretezza, nella loro iniziativa politica.

E infine perché la Grecia potrebbe dimostrare, tra dieci giorni, che un’alternativa è possibile. Che di questi tempi è quasi un miracolo. In ogni caso un evento. Comunque una sorpresa.

Non è pubblicitario, né provinciale dire così: è solo determinato dalla curiosità di provare qualcosa di nuovo davvero.

P.S.: del libro curato da Andreadis tornerò a parlare presto.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti