In primo luogo, perché da un ingorgo siamo partiti, nel 2013, e non è andata benissimo.

Secondo, perché tutto è retto da un patto che sembra un ricatto (reciproco): il ricatto del Nazareno. Un accordo dichiarato solo in parte e comprensibile solo ad alcuni, anche perché è cambiato spesso.

Poi, perché ogni votazione, in parallelo, all’insegna di un bicameralismo inquietante (riforma costituzionale alla Camera, legge elettorale al Senato), viene proiettata sulla scelta del nuovo Presidente, e viceversa.

Ancora, perché la tensione sale, si prescinde completamente dal merito, le sedute diventano orrende e la Costituzione è oggetto di un dibattito che inevitabilmente scade sempre di più.

Da ultimo, perché si arriverà logorati alle votazioni del 29 gennaio e ciò potrebbe far sbagliare il rigore a porta vuota a un partito che da solo ha praticamente la maggioranza assoluta (con i nuovi ingressi e gli elettori che provengono dalle Regioni).

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