A dispetto della propaganda governativa che mi vuole gufo, per l’elezione del Presidente della Repubblica penso che non ci saranno grandi problemi. Chi già compila liste dei franchi tiratori, lo fa solo a beneficio della propaganda sopra richiamata.

Mentre nel Paese le persone si chiedono chi le rappresenta e molti nuovi movimenti sono rilevati dai sondaggi, il Palazzo – legato agli equilibri del 2013 – è blindato. Non ci sono grandi novità e la tattica prevale sulla strategia, nonostante la dissidenza sia cresciuta nei vari gruppi.

Il Pd gode di una presenza notevole (con i grandi elettori che provengono dalle Regioni si avvicina alla maggioranza assoluta), di una maggioranza molto disponibile (si potrebbe dire anche: docile), di una opposizione divisa in due: chi fa opposizione e chi dà una mano alla maggioranza.

Alla quarta votazione il quorum scende di molto e tutto sembra assomigliare a un calcio di rigore: solo mancando la palla si può essere certi di sbagliare, solo tirandola sul portiere si può rischiare di dover tirare di nuovo.

Il portiere potrebbe essere rappresentato da eventuali problemi che potrebbero nascere nel percorso di approvazione dell’Italicum in Senato (tornerò sull’argomento) ma soprattutto dall’indicazione di un nome ‘sbagliato’.

In questo contesto, la scelta istituzionale (Mattarella, per esempio) sarebbe la più semplice. Quella interna al Pd (ex-segretari, per capirci) incontrerebbe meno franchi tiratori (quelli veri) del solito. Quella di profilo internazionale (Prodi) appare più impegnativa ma meno impossibile dell’altra volta.

Insomma, andrà tutto liscio. O quasi. E il quasi dipende dal rischio di voler fare da soli, da una certa arroganza che si manifesta quotidianamente, dalla leggerezza (per non dire altro) di alcuni passaggi che abbiamo registrato recentemente. Chissà se per il Colle si cambierà atteggiamento. Sarebbe ora.

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