Quando chiedevamo di limitare la platea degli 80 euro a chi ne ha davvero bisogno, ci è stato risposto di no. Il motivo è semplice anche se sbagliato che più sbagliato non si può: per dare gli 80 euro in busta paga con la scritta che si riferisce al governo, ovviamente, non si può condizionarli in alcun modo. In sintesi: la propaganda prende il sopravvento sulla saggezza e sull’uguaglianza di trattamento (per non parlare, poi, di coloro che a parità di reddito gli 80 euro non li ricevono).

Così gli 80 euro può percepirli anche chi ha un marito parlamentare o una moglie ricca, per fare solo alcuni esempi.

In compenso, non ci sono risorse sufficienti per i sussidi e i sostegni al reddito sbandierati negli ultimi mesi. Lo abbiamo ripetuto spesso, oggi ne scrivono in tanti.

Peccato che non si ascolti mai nessuno.

P.S.: lo stesso vale sulla questione delle partite Iva. Invece di fare autocritica ora, sarebbe bastato prendere in considerazione le proposte che abbiamo fatto, ormai settimane fa, nel primo passaggio della legge di stabilità alla Camera. La verità è che siamo al timeo danaos.

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