Il semestre europeo si conclude con uno 0-0 (per essere gentili) e alcune cose però rimangono sul piatto.

Ve ne dico tre che mi paiono più rilevanti di altre:

– il contrasto ai paradisi fiscali che si trovano ai confini della Ue o, addirittura, nel suo cuore, geograficamente e politicamente;

– le aziende che delocalizzano dentro la Ue o immediatamente fuori e che sarebbero tenute quantomeno a restituire contributi, agevolazioni e sgravi ricevuti, soprattutto se si trasferiscono dopo poco tempo dalla loro scelta di aprire in Italia (proposta di legge del gruppo di Sel che ho volentieri sottoscritto);

– la tassa sulle multinazionali che scelgono paesi più vantaggiosi dove pagare le tasse.

Il governo e la presidenza italiana hanno parlato pochissimo, per non dire praticamente mai, di questi tre fondamentali argomenti.

Oggi Francesco Boccia lo ricorda in una nota di agenzia, alla quale mi associo immediatamente:

«Il Regno Unito si appresta a varare una tassa fissa molto dura, pari al 25%, sui profitti delle multinazionali che spostano il fatturato nelle controllate in Paesi con tassazione più conveniente, se non addirittura dopo due passaggi, in Paesi off-shore; tassa non a caso ribattezzata a Londra, in queste ore, Google Tax, molto più alta e dura del tentativo di armonizzazione dell’Iva fatto in Italia con la cosiddetta ‘web tax’, subito cancellata dal governo Renzi. Cancellazione rivendicata con orgoglio dal Premier, come primo atto del suo esecutivo».

«In Italia il Parlamento, come fatto del resto da governi e parlamenti in Francia e in Germania, hanno tentato in questi anni di porre fine all’emorragia finanziaria legata a quella parte di economia digitale gestita direttamente dalle multinazionali trovando una durissima avversione da parte delle lobbies al servizio delle stesse multinazionali e di politici compiacenti. Il nostro tentativo di allineare le imposte indirette, proprio per evitare una tassazione diretta, dura e che non sembrasse una clava contro chi, in realtà, continua a trovare ogni escamotage per rinviare la loro omogeneizzazione rispetto ai sistemi fiscali nazionali, è stato sempre duramente osteggiato in tutte le sedi politico-istituzionali».

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