Come quando arrestano qualcuno, che dispiace sempre, tutti parlano di corruzione, e usano parole durissime per poi riporle nel vasto dimenticatoio di cui è dotato ciascun politico italiano, così accade per le alluvioni: diventano tutti militanti di Greenpeace per poche ore, si indignano e commuovono, e poi però tornano ad approvare cose come lo Sblocca Italia o la legge regionale lombarda che va al voto proprio oggi (un capolavoro in negativo di cui sarà il caso di parlare).

Oggi Tomaso Montanari cita alcuni Comuni lombardi che si sono sottratti alla moda e agli interessi del cemento e mi fa piacere citi esperienze che conosco benissimo e che spesso cito come manifesto politico.

Oltre a Cassinetta di Lugagnano, c’è il modello Desio, per il quale la giunta di centrosinistra ridusse le previsioni del piano regolatore mostruoso della amministrazione precedente (sindaco Roberto Corti, vicesindaca Lucrezia Ricchiuti), oppure Solza, in provincia di Bergamo, guidata da quella Carla Rocca, che è entrata con me nella direzione nazionale del Pd.

Tutte esperienze straordinarie nella loro semplicità, che però non sono mai diventate proposte politiche generali. E spesso sono stato preso in giro, in questi anni, perché le citavo come qualificanti di un progetto politico nuovo, mentre gli altri procedevano sulla via autostradale al socialismo, sulle grandi opere che portano con sé grandi omissioni, anche in Lombardia. Dalla Pi-Ru-Bi alla Bre-Be-Mi, passando per Pedemontane a qualsiasi costo, bretelle, tangenziali, centri commerciali, villette dappertutto che nemmeno nelle pagine di Gadda.

E il bello è che non sto parlando del XIX secolo, ma della settimana scorsa, quando è stato votato l’ennesimo decreto che va nella direzione opposta. E meno male che ci sono i ragazzi lucani che si manifestano, e gli amministratori che ricorrono alla Corte costituzionale e che si ribellano alle solite logiche dei poteri che più che forti sono interessosi.

Un giorno la politica del cambiamento li raggiungerà, se ne saremo capaci.

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