Parlo di Mare nostrum. Un mare di retorica, a leggere questo pezzo, perché oltre alle polemiche inferocite, c’è una verità: Mare nostrum chiude. E Triton non sarà come Mare nostrum.

P.S.: quanto a costi e risparmi (presunti), leggete qui:

Tra pochi giorni la flotta di 32 navi di Mare Nostrum verrà rimpiazzata da sei natanti dell’operazione Triton, messa a punto dall’agenzia Ue Frontex e senza priorità alle operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti. I più agguerriti avversari della missione di soccorso italiana da tempo sostengono che i costi sostenuti dal nostro Paese sono insopportabili e che far calare il sipario comporterà grossi risparmi. Sarà vero? Stando ai costi standard delle forze armate, il funzionamento di una fregata come la Maestrale necessità da sola di 60mila euro al giorno (quasi 2 milioni al mese); 50 mila per nave San Marco, e poi 15mila per i pattugliatori. Ciò indipendentemente dall’uso che di questi mezzi si decide di farne.

A meno di credere che con l’addio a Mare Nostrum i vascelli della Marina smetteranno di navigare e ai marinai non verrà pagato lo stipendio, occorre comunque mettere in bilancio non meno di 9 milioni al mese, tanto quanto è costata Mare Nostrum. In verità il costo maggiore si deve all’accoglienza e all’assistenza ai profughi sulla terraferma. Il ministero dell’interno stanzia 30 euro al giorno per persona. Secondo stime non ufficiali, su 150mila sbarcati sarebbero tra i 50 e 70mila quanti hanno scelto di restare in Italia. Vuol dire mettere in preventivo fino a 3 milioni al giorno, che in un anno fanno quasi un miliardo. Un impegno enorme, che non verrà meno visto che sulle coste libiche ci sono, secondo vari osservatori internazionali, più di mezzo milione di persone pronte a imbarcarsi.

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