Andrea Pertici ricorda un episodio (democratico) che tutti sembrano avere dimenticato:

Nel 2000 agli italiani fu già chiesto di abrogare, con un referendum di iniziativa dei radicali, l’articolo 18. La risposta fu un chiaro NO.

Soltanto 4.923.381 elettori, pari a poco più del 10% degli aventi diritto, si espresse infatti per l’abrogazione.
Il caso merita di essere ricordato.

La nostra Costituzione, come noto, prevede che un referendum sia valido – e quindi possa portare alla cancellazione della legge sottoposta a voto popolare – soltanto se vi ha partecipato la maggioranza degli aventi diritto. Così, dagli anni Novanta, chi ha voluto evitare l’abrogazione ha sempre invitato gli elettori a non partecipare al voto, cercando di avvantaggiarsi della percentuale di astensionismo sempre presente in ogni votazione popolare (e che come noto è in forte aumento: basti pensare che alle ultime elezioni europee ha votato soltanto il 58% degli aventi diritto).

È così che, ad esempio, è rimasto in vigore – fino alla recente dichiarazione di incostituzionalità – il divieto di inseminazione eterologa, per la cui eliminazione si espresse nel 2005 quasi l’80% dei votanti che però furono poco più del 25% degli elettori.

Ma i casi sono numerosi. Anche nel 2000 andò così: i referendum proposti sui più diversi argomenti (dalla legge elettorale alla separazione delle carriere, dal rimborso elettorale ai partiti all’articolo 18, appunto) non raggiunsero il quorum avendo votato circa il 32% degli aventi diritto. Nessuna abrogazione, quindi. Neppure per l’articolo 18. Ma in questo referendum – caso unico, mai verificatosi né prima né dopo – anche coloro che presero parte al voto si espressero contro la abrogazione: i NO furono il 66,6%.

In tutti gli altri ventisei casi in cui non è stato raggiunto il quorum i SI hanno prevalso nettamente (arrivando al 91,5% nel referendum sulla legge elettorale del 1999) perché i contrari sono rimasti fuori dai seggi (e questo anche nel referendum per l’estensione dell’articolo 18 che, nel 2003, a fronte della misera partecipazione di poco più del 25% degli aventi diritto, vide il consenso dell’86,7%, pari a oltre 10 milioni di persone).

Nel referendum del 2000 sull’abrogazione dell’articolo 18, invece, i contrari sono risultati nettamente maggioritari dentro e fuori le urne. Lasciando a votare a favore solo il 10% degli aventi diritto. Appunto.

Ecco, di fronte a questo risultato, se si volesse tornare sulla questione, sembrerebbe opportuno porre di nuovo la domanda ai cittadini: volete voi abrogare l’articolo 18?

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