Davide Mattiello è partito per Gaza. Ecco la prima pagina del suo racconto:

Gerusalemme Est, 1 Agosto 2014

Faccio parte della delegazione dei “Parlamentari per la Pace” che da oggi fino al 4 starà in questa Terra. “Terra” e basta, perché è Terra per antonomasia, da sempre, per chiunque.

Il motivo del nostro viaggio lo trovo nelle parole del dott. Adel Minsk, che lavora all’Ospedale Saint Joseph di Gerusalemme est: prima di parlarci della situazione, seduti attorno ad un tavolo, ha voluto che andassimo a visitare i pazienti, camera per camera, piano per piano. Fino al reparto di terapia intensiva. Corpi mutilati, trapassati da tubi e chiodi, appesi a fili e accuditi da qualche parente, ma soltanto i più fortunati, perché la maggior parte lotta per la sopravvivenza da sola: già morti gli altri componenti della famiglia. I più sono bambini e bambine piccoli, sfigurati, col respiro impercettibile. Subito ho pensato che sarebbe stato indelicato piombare nelle camere di queste vittime, ma poi ho capito che me lo stavo dicendo per trovare una scusa e sottrarmi all’incontro con l’angoscia provocata da tanto dolore. Quindi ho cominciato a passare tra i letti, a salutare, a stringere le mani che ho trovato. Quando il dott. Minsk ci ha infine riuniti, ha esordito dicendo: “Le cose quando si vedono, si capiscono meglio”.

Ecco: siamo qua intanto per ascoltare, per capire. Perché ignoranza, superficialità e pregiudizi, hanno sempre minato la pace, più di qualunque ordigno.

Siamo qua anche per costruire relazioni umane forti con quegli israeliani e quei palestinesi, che cercano la pace attraverso il dialogo.

Per riconoscerli e farci riconoscere, per imparare a sostenerci reciprocamente, ovunque. Detto altrimenti: costruiamo capitale umano. L’unica risorsa da contrapporre ai capitali di violenza e avidità che fanno del consorzio umano, soltanto un’opportunità di business. Certo, chi investe in questo tipo di capitale ha dalla propria la rapidità dei proiettili, la insensibilità dell’acciaio, la spudoratezza del risultato monetizzabile. Chi invece vuole investire in capitale umano, deve coltivare la pazienza capillare dell’incontro, della simpatia, della dedizione: cose che richiedono tempo e prossimità.

Siamo qui anche per farci “porta-voce”, amplificatori di quelli che paiono essere alcuni punti fermi, nel discernere i quali ciascuno si assume la propria quota di responsabilità politica. Senza avere la pretesa di esaurirli o di banalizzarli, li voglio sintetizzare senza girarci attorno, perché la pace ha bisogno di dialogo, ma di un dialogo chiaro e netto. Tanto più che proprio oggi il Presidente del Consiglio italiano, che presiede anche il semestre europeo, Matteo Renzi, è in Egitto, impegnato proprio su questa vicenda:

– fermare subito gli attacchi. Tregua
– aprire un corridoio umanitario per portare fuori da Gaza i feriti, perché gli ospedali sono collassati
– organizzare una forza di interposizione sotto l’egida ONU per dividere il territorio dello Stato (!) palestinese, da quello dello Stato di Israele
– disarmare completamente le milizie di Gaza per garantire la sicurezza di Israele
– restituire il territorio di Gaza alle autorità palestinesi (attualmente circa il 44% del territorio è stato occupato dalle forze militari israeliane. Un territorio che come sappiamo è già di per sé piccolo e sovraffollato)
– aprire i valichi di Gaza e liberare l’accesso al mare, per ri-vitalizzare l’economia e perché, sotto egida ONU e per la sicurezza di Israele, vengano distrutti tutti i tunnel sotterranei
– esigere il rispetto pieno delle risoluzioni ONU sulla questione delle colonie: sono illegali e il Mondo non può stare a guardare mentre si procede di fatto all’egemonizzazione del territorio palestinese
– non interloquire con chi rappresenti cariche istituzionali e sia dichiaratamente portatore di soluzioni violente del conflitto
– sul piano internazionale esercitare all’occorrenza nei confronti di Israele la medesima leva commerciale, che Israele usa nei confronti dell’Autorità palestinese.

Con forza e senza indulgere a cinismo e disperazione, bisogna lavorare per la pace e quindi per una giusta convivenza. Ecco perché punti come quelli cui ho fatto cenno sopra è bene che animino e agitino l’azione politica di chi ha in mano le sorti delle Organizzazioni Internazionali, così come le sorti delle potenze continentali. Ne sono convinto. Anche se ho l’impressione che il problema sia molto più profondo e temo non saranno sufficienti alchimie geopolitiche per venirne a capo. Temo che anche a questo giro di boa verranno apparecchiate soluzioni fragili e montagne di denaro, che il Mondo riverserà su questa Terra, per assicurare a se stesso di aver fatto ancora la cosa giusta. L’unica possibile. Il punto, andando all’osso, è che siamo tutti “coloni” e che questa coscienza ineludibile quanto indicibile, crea un imbarazzo pazzesco. Si: siamo tutti dei “coloni” e lo siamo sempre stati. Non esiste e non è esistito mai un potere organizzato e agglutinato al punto da divenire Istituzione, che non sia stato il frutto diretto o indiretto, di una invasione di campo, di una liquidazione violenta, di una rapina.
Il Mondo è la colonia affranta dell’avidità umana.

Mi ricordo una sera dell’autunno del 1995, stavo nel Minas Gerais, in Brasile, a lavorare in una comunità per bambini e chiacchieravo con un frate missionario italiano, che mi disse: “Certo che voi (!) europei siete spassosi: avete disboscato l’Europa per avere legna da ardere e da costruzione, quando avete ingranato la marcia dello sviluppo e adesso venite a rompere le palle ai brasiliani, se tagliano la foresta Amazzonica”.

Erano “coloni” gli americani del Nord, come quelli del Sud, “coloni” furono i Mongoli di Gengis Khan, “coloni” sono i Jihadisti dall’Afghanistan alla Libia, passando per l’Africa sub sahariana. “Coloni” furono i legionari delle truppe napoleoniche. “Coloni” sono le multinazionali che brevettano la vita, per rivendercela. E colono sono pure io, talvolta e nel meschino.

Che fare?

Due idee le ho… ma ne scriverò domani, quando la sporta degli incontri sarà più ricca.

Davide Mattiello
Deputato, membro della delegazione “Parlamentari per la Pace”

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