Pare che Poletti si sia sfogato con Sacconi, suo vero ispiratore. Dice il Corriere che gli avrebbe detto: «avete ragione voi, abbiamo ragione, lo cambieremo al Senato». Le dichiarazioni del ministro sono ‘coperte’ dal premier, che bolla le parole di Alfano come «parole da campagna elettorale». Peccato che il ministro dia ragione ad Alfano, prendendosela con la commissione Cgil, come gentilmente viene definita la commissione Lavoro della Camera.

Ora, io non so cosa significhi l’urlo alfaniano del «sarà battaglia». So solo che gli equilibri al Senato sono ancora meno solidi di quelli alla Camera. E che se Alfano, Sacconi e Poletti vorranno dare battaglia, troveranno qualcun altro che la fa.

Mi chiedo, tra l’altro, che senso abbia da parte di chi sta al governo continuare a tirare sui parlamentari (parlamentari che questo governo ha scelto, perché questo governo non è stato certo scelto dai cittadini), inventandosi un nemico al giorno.

Se il decreto non va bene (non piace nemmeno a Scelta civica, che è un bel dire), non passerà. Oppure se ne farà un pasticcio, come spesso accade quando si scelgono larghe intese strutturali e forever. Prendersela con i parlamentari non ha senso, sarebbe più serio prendersela con se stessi.

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