Leggo che un collega del Pd, favorevole alle larghe intese con Letta, alle riforme con Berlusconi, alla legge elettorale Renzi-Verdini, si sorprende che esista (esisterebbe, come spiegherò tra un attimo) un asse (un altro?) tra me e Verdini.

Il collega non chiede (nel gruppo è difficile che ti chiedano qualcosa, commentano prima di sapere), legge su Repubblica (giornale che la settimana scorsa mi annoverava tra i cuperliani, per dire come siamo messi) di una mia telefonata a Minzolini (che non c'è mai stata) e ironizza.

Ora, a me l'ironia piace, ma non ho mai parlato di un asse con Minzolini (come già per Grillo): ho solo rilevato che anche in Forza Italia, molti esponenti (Romani, Gasparri e anche Minzolini) hanno fatto capire di non essere d'accordo con la proposta di Senato (non abolito) presentata dal governo.

Una perplessità che riguarda molte forze presenti in Parlamento (se non tutte). Tutto qui. Proprio nulla di strano. Strano è non discutere di queste perplessità, invocare un accordo smentito da molti esponenti della forza politica con cui l'avremmo fatto e confidare in un voto sulla Costituzione a botte di maggioranza.

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