Il Corriere spara in prima pagina l’asse Civati-Grillo.

Un’invenzione giornalistica suggestiva e un po’ sorprendente, se è vero che ormai da mesi Grillo mi attacca per le famose cene (che non ci sono state) e per la mia azione notturna di sottrazione di senatori al gruppo del M5s (una diminuzione che dipende solo dalla gestione democratica dello stesso M5s, non certo dalle mie presunte cure).

Detto questo, l’asse non è con questo o con quello, ma con il buon senso: con un modello che migliori il funzionamento delle nostre istituzioni, che non conceda troppo spazio alla demagogia, che sia davvero rappresentativa del popolo (senatus populusque).

Perché le riforme (vedi già alla voce legge elettorale) sarebbe meglio farle bene (non ho mai pensato che non si debbano fare o che debbano essere bloccate).

Perché se aboliamo il Cnel non possiamo trasformare il Senato in un Cral (allora sarebbe detto meglio abolirlo davvero, per capirci, anche perché tra qualche tempo ci diranno che il nuovo Senato risulterà di nessuna utilità).

Perché ci sono tante cose che potremmo discutere e approvare con maggiore convinzione, se non ci fossero sempre e puntualmente ricatti e ultimatum. Soprattutto se le riforme le vogliamo fare davvero, con il consenso della maggioranza delle due Camere.

Ciò vale per tutti, perché le riforme costituzionali sono cosa delicata e importante. Tutto qui.

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