Popolino si inalbera per la questione dell'austerità, del trepercento, dello sforamento e della contradditorietà dell'atteggiamento di molti politici, quasi tutti.

Vorrei sommessamente ricordare che per un anno abbiamo cercato di spiegare che il problema non è quello di fare debito per consumarlo oggi, così come viene, con interventi una tantum che non possono avere alcuna continuità nel futuro e di sapore vagamente elettoralistico ma di ragionare (finalmente) nei termini di investimenti di lungo periodo (parlavamo prima di tutto di scuola e di ricerca e sviluppo) che dovessero essere assunti non solo dall'Italia, ma in un quadro europeo.

Quello sarebbe il giusto superamento delle politiche di austerità, un superamento che non comprometterebbe il nostro futuro, ma ci consentirebbe di parlarne con meno ansia (parente strettissima della fretta ormai proverbiale delle nostre politiche) e con più senso della prospettiva.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti