Con il pezzo qui sotto ho proposto una riflessione aperta a tutto il centrosinistra. Politici compresi (quelli che dalla lista sono esclusi per statuto, una scelta un po' grillina, che mi ha sorpreso più di altre cose: i politici possono sostenerla ma non posso candidarsi). E mi riferisco anche ai politici che non fanno parte della sinistra che non si vuole alleare con il centrosinistra (non capisco perché qualcuno si sia offeso, ho solo citato figure irriducibili agli accordi con la sinistra che vuole andare al governo, sulla base di esperienze note a tutti, dagli anni Novanta all'altro ieri).

Barbara Spinelli mi ha scritto e mi fa molto piacere (riporto la lettera qui di seguito), dicendo che se non l'ha fatto prima è perché pensa che io non intenda aderire alla lista. È un po' curioso dire così (ci si può confrontare anche con chi non aderisce, anche perché prima che ci sia la lista è un po' difficile valutare come potrà essere), ma non me la prendo di certo, tanta è la stima per Spinelli, e spero che sia la prima di molte lettere e l'avvio di molti scambi tra di noi.

Non capisco, leggendo la sua risposta, dove si collocherebbero gli eletti della lista: non con il Pse (è vietato), né con Gue (non è tassativo). Non capisco nemmeno che senso abbia costituire una lista che non si schiera dichiaratamente nel Parlamento europeo. Né cosa faccia Sel in una lista in cui non ci devono essere esponenti di Sel o se Sel si presenterà comunque alle Europee con i politici di Sel e non nella lista Tsipras-Spinelli (questo però non riguarda Spinelli, ma Vendola).

Mi sorprende che, a parte Spinelli nelle prime righe della sua risposta, tutti quelli che mi hanno scritto abbiano volutamente evitato di raccogliere il vero significato del post. Che era quello di estendere la discussione, con parole mie e con parole di Tsipras, richiamate nel post scriptum. Certo, sono preoccupato delle divisioni a sinistra, da sempre foriere di sventura e fino a prova contraria molto pericolose anche per il futuro. Ma sono molto più interessato a che la questione politica sia raccolta anche dal Pd e da chi in questo momento governa il Paese. Questo era il cuore della mia riflessione, che forse andrebbe letta con maggiore spirito di apertura.

Non è una posizione comoda, la mia, come scrive qualcuno. Anzi. È una posizione che è pura tensione politica. Perché se il Pd non dovesse raccogliere questa sfida sarebbe un problema ben più grande per la politica italiana delle incomprensioni tra i promotori della lista Tsipras e il vostro affezionatissimo. E sarebbe un problema clamoroso per chi come me pensa che la linea del Pd sull'Europa debba cambiare, come scrivevo diffusamente.

Non è nemmeno una posizione velleitaria, facile accusa che mi si rivolge con un sovrappiù di ironia: pensare di far nascere una nuova forza politica in grado, da zero a cento, di mutare le politiche europee da sinistra, ebbene è un compito che non definirei meno velleitario di quello di provare a cambiare la posizione del Pd (e del Pse) sull’austerità. Anche perché, se non si dà l’obiettivo di mutare l’europeismo del Pse, e specularmente di mitigare l’antieuropeismo del Gue, il compito di questa nuova forza guidata da Alexis Tsipras diventa ancora più improbabile.

La "divisione del lavoro", argomento notissimo a sinistra, ha funzionato raramente e ha portato a più confusione e anche a più moderazione, purtroppo.

Come sempre, non ci guadagno niente dicendo così: non sono di moda. Basti pensare che alcuni tra coloro che alle primarie salutavano con favore la vittoria di Renzi ora si schierano per Tsipras. Mi piacerebbe che si trovasse un modo politico per rendere meno effimeri (e controproducenti) questi endorsement. Per cambiare tutta la sinistra che si può e portarla al governo, per una volta, con il consenso popolare. E con uno sguardo europeo, da cui tutto deve partire.

Caro Giuseppe Civati,

proprio perché sono d'accordo sulla sostanza del Suo post – come su tanti Suoi post – vorrei dirle che trovo un po' ingiusto quello che scrive, a mo' di premessa, a proposito della Lista Tsipras. La lista è nata, Lei lo sa bene se ha letto il manifesto, con il deliberato proposito di non ripetere passate e infelici esperienze di accordi verticisti fra partiti della sinistra radicale: cosa di cui persone come Paolo Ferrero sono ben coscienti. È nata come lista autonoma dai partiti, cui sono invitati a aderire tutti i cittadini e militanti politici che ho chiamato «europeisti insubordinati». Non riproduce l'esperienza della lista Ingroia. Ha come soggetti protagonisti 6 promotori-garanti che non militano in partiti della sinistra radicale classica (il 7 febbraio si è aggiunto al comitato promotore lo stesso Alexis Tsipras). La lista è appoggiata naturalmente dalla sinistra radicale, un po' troppo presto e troppo riduttivamente etichettata come soggetto «frazionista» (un’adesione e partecipazione più che ovvie, dal momento che Tsipras è stato scelto come candidato anche dalla Sinistra europea), ma le adesioni di cittadini e movimenti di base e protagonisti politici vanno ben oltre questo recinto: anche Sel sta mostrando di voler aderire, il che vuol dire che la nostra platea è ben più ampia di quella che Lei descrive.

Tanto autonoma dai partiti è la lista che non pochi ci rivolgono accuse antitetiche alla Sua: ci accusano di antipartitismo, di intellettualismo. Un sospetto che non cambia alcune nostre convinzioni di fondo ma che certamente discuteremo fra noi, perché critiche di questo genere non vengono solo da chi milita nella sinistra radicale e in Sel, e perché la dialettica e lo scambio di pareri vivifica comunque e sempre dibattiti e avventure politiche che hanno la democrazia come bussola.
Detto questo, è chiaro che votando Tsipras candidato alla Presidenza della Commissione si prende l'impegno di stare a suo fianco nel Parlamento europeo: non ci si può fare eleggere sotto il suo nome per trasmigrare poi nel gruppo socialista di Schulz. Ma c’è un punto su cui Tsipras e anch'io siamo fermi: l'adesione al Gue, nel Parlamento di Strasburgo, "non costituisce una pregiudiziale". Non tutto il Gue è favorevole alla linea europeista di Tsipras, e raggruppamenti di "indipendenti" sono possibili e probabili, nel caso di successo elettorale. È quanto mi ha assicurato espressamente il leader di Syriza. Aggiungo da parte mia che il rafforzamento di chi si colloca a sinistra dei socialisti incoraggerà al tempo stesso l'evoluzione del Gue e quella del gruppo Schulz: renderà più difficile, si spera, la tradizionale Grosse Koalition fra Socialisti e Popolari, molto immobilista purtroppo quando sono in gioco la trasformazione democratica dell'Unione, le sue terapie anti-crisi, la sua chiusura a eurobond o a Piani Marshall dell’Unione o a un Parlamento costituente. Lo scompigliarsi di vecchi equilibri nel Parlamento di Strasburgo non può che rendere più feconda la democrazia europea. E quando parlo di scompigliamento ho in mente discussioni, che potrebbero rivelarsi molto proficue in vista di un’alternativa a Grandi Intese europee, fra parte del Gue, eletti di Tsipras, Verdi, parte dei socialisti e anche (dopo l'elezione dell'ottimo e federalista Guy Verhofstadt) liberali.

A conferma dell'accordo di fondo che esiste tra noi, ricordo la battaglia che Lei ha fatto, in sintonia con quanto ho scritto su «Repubblica» qualche tempo fa, contro l'Europorcellum e la soglia troppo alta del 4 per cento, che prima dell’accordo Veltroni-Berlusconi non esisteva. Per aiutare chi ci siamo battuti contro l'Europorcellum, se non per facilitare l'ingresso nel Parlamento europeo di liste come la nostra, o di liste che si sentono ingiustamente e in partenza condannate come Green Italia?

Se lo ritiene utile per la dialettica e la chiarezza, può pubblicare questa mia lettera personale nel suo blog.

Un caro saluto, e un grande augurio per la battaglia che conduce nel Pd . Un’ultima cosa ancora: certo mi sarebbe piaciuto molto chiederle l'adesione alla nostra lista, ma immaginavo una scelta simile impossibile per lei… o forse non è impossibile?

barbara spinelli

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