Come credo (non) saprete, il Pd ha deciso di svolgere i congressi regionali del Pd il 16 febbraio, un po’ di corsa, in nome della famosa «accelerazione» a cui ci siamo votati. Si è scelto l’election day per fare in modo che vi fosse più visibilità intorno a questo appuntamento: un appuntamento di una qualche importanza pensando alle sfide del prossimo anno, quando comunque si voterà in parecchie regioni, e alla qualità politica e organizzativa del partito democratico.

Si tratta di primarie aperte e forse sarebbe il caso di farlo sapere, in giro, che tutti gli elettori interessati possono votare. E si vota in molte regioni, con poche eccezioni, come l’Emilia-Romagna che ha preferito spostare il Congresso, con una decisione che personalmente mi ha molto sorpreso (per usare un eufemismo).

Non vorrei che in questo clima di incertezza, ci dimenticassimo del partito. Che ci limitassimo, come è puntualmente accaduto, a qualche accordo locale e poco altro. Perché sinceramente sono un po’ preoccupato, della qualità della nostra vita democratica: un tema che sembra scivolato (molto) in secondo piano.

Ricapitolando: si vota il 16 febbraio per eleggere i segretari regionali del Pd; sono primarie aperte (come quelle dell’8 dicembre); si sceglie tra più candidati in Piemonte, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria, Lazio, Molise, Campania, Calabria e Sicilia (in Valle d’Aosta, Veneto, Friuli, Toscana e Puglia il candidato è uno solo, in Trentino si vota a marzo, in Abruzzo e Emilia-Romagna più avanti). Infine, i candidati a cui sono più affezionato li trovate qui.

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