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Intervista di Di Maio sul Fatto. Nelle ultime righe, dopo avere banalizzato gli insulti-attacchi alla Boldrini e avere glissato sui pompini, il vicepresidente della Camera attacca il vostro affezionatissimo.

Dice che potevo benissimo votare le pregiudiziali sull’Italicum e invece, per disciplina di partito, mi sarei adeguato.

Dice che a lui la politica così non piace.

Risponderò con garbo: per prima cosa, come ho già avuto modo di dichiarare in aula, i grillini votano sempre la stessa cosa. E non credo proprio che siano tutti d’accordo, sempre: e l’altra sera, mentre i colleghi facevano gazzarra, alcuni di loro erano in visibile imbarazzo. Però se dicono qualcosa, si sa, sono minacciati di espulsione.

A proposito di disciplina, insomma, non mi pare che il pulpito sia quello più opportuno.

In secondo luogo, non mi sono adeguato e non ho abbassato la testa, come Di Maio gentilmente afferma.

Non mi piace l’Italicum, non mi piace la condotta del governo, non mi è piaciuta la gestione dell’aula, e l’ho detto, in tutte le sedi politiche di cui faccio parte. Solo che purtroppo non ho vinto io il congresso del Pd (peccato, eh) e accetto il risultato e, pur non condividendole, seguo le indicazioni che sta offrendo chi mi ha battuto. Non per sempre, non comunque: penso che sulla legge elettorale si debba fare così.

Credo però, caro Di Maio, a proposito di politica, che avreste dovuto partecipare alla discussione sulla legge elettorale, anticipare Berlusconi, incalzare il Pd non con le urla, ma con le proposte. Tu stesso avevi proposto il ritorno al Mattarella del Senato, lo avevi dichiarato, poi eri stato smentito dal tuo gruppo e dal tuo movimento. Talmente velocemente che non ho fatto in tempo a dirti che ero d’accordo e che avremmo potuto discuterne.

Se non ci credete, provate a digitare “Di Maio Mattarellum’ su Google. Così vi potrete fare un’opinione.

Lo scriverò in neretto, perché sono mesi che lo ripeto, e lo ripeto con dispiacere e ormai con un po’ di disincanto:

Peccato tu ti sia adeguato alla linea del ritorno al proporzionale scelta dal M5s. Davvero. Peccato che Grillo si sia rimangiato le parole pronunciate dopo il ‘verdetto’ della Consulta. Altrimenti avremmo potuto discutere di quello, e non dell’asse Renzi-Berlusconi, su cui poi certo potete speculare tutta la vita. Intanto (forse) passa la loro legge e non la tua (e la mia).

Era già successo nel 2013, succede anche oggi. Ed è, sì, una scelta politica. Che indebolisce chi come me avrebbe voluto un’altra cosa. Ma che soprattutto non fa bene al Paese. A proposito di chi promette rivoluzioni, e abbassa la testa quando il partito gli dà gli ordini.

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