Inauguro la serie #apattoche in previsione dell’avvincente discussione sul Patto per il governo del 2014.

Come sapete, Renzi ha assicurato che non si vota nel corso di quest’anno, perché ci sono da fare le riforme costituzionali (Letta fa oltretutto notare che con la legge elettorale in preparazione, a tornare non si può proprio). In modo un po’ contraddittorio, il Pd non intende andare al governo con nuovi ministri suoi e non chiede rimpasti, però auspica profondi cambiamenti nell’attività del governo, perché ritiene fallimentare l’azione svolta sin qui, in un 2013 disastroso (bella scoperta).

Ora, visto che ci siamo, facciamo in modo di passare tutti quanti dalle chiacchiere a qualcosa di più solido. Iniziando dalle questioni d’attualità politica.

Ho già chiesto, ad esempio, che il governo limiti al massimo i decreti (lo si dice sempre, e poi si fa sempre il contrario) e che soprattutto non presenti più i maledettissimi omnibus, e questo dovrebbe essere il primo punto del famoso (e per ora fumoso) Patto.

In secondo luogo, vorrei che andassimo fino in fondo su quello che Letta definisce «buco» normativo e che riguarda i doppi incarichi. Devo dire che è un po’ sorprendete che se ne renda conto ora, visto che è stato ripetutamente al governo da un sacco di anni a questa parte, ma lasciamo stare (almeno per un attimo). Del resto, Letta ha anche riscoperto il tema del conflitto d’interessi, e sono cose che fanno piacere, soprattutto perché abbiamo all’attivo due governi con Berlusconi.

La vicenda Mastrapasqua va affrontata con forza, perché in Italia è pieno di doppi incarichi (che poi sono tripli, quadrupli, ad libitum), di conflitti d’interessi, di scambi di posto tra controllore e controllato, di porte girevoli, di cumuli e, insomma, di pasticci.

Siamo pronti a discuterne, quindi, #apattoche si faccia sul serio. Altrimenti è meglio tacere, perché stiamo sollevando migliaia di temi e ne stiamo affrontando (maluccio) solo una piccola parte.

Ci si attendono risposte chiare, come abbiamo chiesto (e lo facciamo, e torneremo a farlo) sulle spese militari, e non c’è ministro che tenga. Se vogliamo che tenga il governo e, soprattutto, che si ottenga qualcosa, nella direzione del cambiamento.

Altrimenti, non torno su note che conoscete già, è meglio lasciar perdere.

P.S.: ovviamente, l’#apattoche vale anche per i casi palesemente contrari. Come già per la cittadinanza ai nati sul suolo italiano (che hanno portato Alfano a straparlare dell’Italia come di una grande «sala parto»), come già per le unioni civili (che hanno risvegliato tra i presunti moderati tutte le tradizionali pulsioni omofobe), così per la legalizzazione delle droghe leggere è puntualmente intervenuto Giovanardi, attaccando il vostro affezionatissimo, in relazione alla sua proposta di legge. Vuol dire che certe cose, con un governo così, non si riescono a fare (giuro, non lo ripeto più). Così: patti chiari e amicizia lunga solo per quello che deve durare.

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