Mentre ascoltavo Nichi Vendola, ieri, tra Renzi e Tsipras, accolto dall’affetto dei compagni di Sel (che non hanno messo una soglia di sbarramento all’ingresso), mi è arrivato questo messaggio di Silvia da Bergamo:

Carissimo Pippo,

mi permetto di contraddirti: non penso che ci sia bisogno di un gran “lavoro culturale” su “quell’area”…

C’è già una marea di gente che a “quell’area” sente di appartenere.
Solo che non riesce a trovare la strada per raggiungerla.

Ci sono gli elettori, come me, che lasciano il Pd renziano (alcuni sondaggi già ci segnalano). Alle delusioni storiche, ai 101, si è associato lo spettacolo penoso di queste settimane; e il vaso della frustrazione è tracimato.

Ci sono i delusi di Sel, un partito che non ha assolutamente saputo rinnovarsi.

Ci sono quelli che fuggiranno dagli altri partitini di sinistra, condannati al patibolo elettorale dell’Italicum (da quanto si capisce, Renzi ha intenzione di salvare solo la Lega, mostrando disprezzo verso Vendola:

“Il 5 per cento per chi si coalizza e l’8 per cento per chi va da solo è una soglia europea. È una soglia normale. Se rappresenti un pezzo d’Italia hai diritto ad avere anche il potere di veto, ma se rappresenti tu e i tuoi parenti, no. Il potere di veto dei partitini va spazzato via.” [Intervista a Virus]

Poi ci sono i rifugiati, che non vedono l’ora di lasciare il campo profughi che è il M5s.

E quelli addormentati nel letargo dell’astensionismo, che aspettano la primavera per risvegliarsi…

Siamo una massa di homeless, di clochard della politica; e vorremmo una casa.

Non cerchiamo una reggia, eh: ci basterebbe un capannone dismesso; qualcosa come un “Palace Flophouse”, dove vivere sereni, come i vagabondi di Steinbeck.

Non sarebbe lussuoso, ma sarebbe grande. Abbastanza da contenerci tutti (siamo più dell’8% degli elettori).

Ora, al di là di tutto, la soglia dell’8% è veramente eccessiva. E se si vuole costruire un grande partito, come ancora penso si debba fare, non è così che si trova la soluzione. Così si ammazza solo la rappresentanza, si ‘ricattano’ gli elettori, con il risultato di far aumentare l’astensionismo. Più che uno sbarramento, è uno sbarazzamento.

L’anno scorso siamo andati a votare con una coalizione ristretta, sulla base di un patto che abbiamo fatto sottoscrivere ai nostri elettori alle primarie e dopo qualche giorno siamo saltati per aria. Dall’altra parte, Berlusconi allungava la lista con sigle e siglette, solo per fare numero, perché sapevano tutti benissimo che non avrebbero superato nemmeno l’1%.

Come vedete, il successo non dipende dal tecnicismo elettorale. Dipende dalla qualità della politica e della rappresentanza che si riesce a offrire. La soglia ci può e deve essere, ma non deve essere spropositata: altrimenti si ottengono proprio le conseguenze che si vogliono evitare.

La semplificazione è necessaria, ma deve tenere conto di una complessità che è aumentata, non tra i partiti, ma tra la politica e i cittadini. E il recupero di quella relazione e di quella fiducia non si ottiene per decreto, secondo me.

P.S.: mi ricorda Andrea da Luino che solo la Turchia in Europa, diciamo ha soglia sopra 8% (prima ce l’aveva più alta e l’Europa le ha chiesto di ridurla, come condizione per entrare nella Ue), e giusto il Liechtenstein ce l’ha senza contare che le soglie coalizionali ci sono solo in alcuni paesi dell’Est e non mi paiono grandi modelli da seguire. A proposito di standard europei.

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