Per me è un'espressione bellissima: nelle nostre possibilità. E credo che possa diventare il motto per la direzione di domani: perché le aspettative sono altissime, per via del risultato delle primarie e per le molte cose che sono successe in queste ultime settimane.

Per quanto mi riguarda, non farà alcuna resistenza, come forse immagina qualcuno (e qualcun altro ha già iniziato a fare): la nostra campagna congressuale non chiedeva meno innovazione, ne chiedeva di più. E la chiedeva dal punto di vista culturale e politico, perché si uscisse da quella che sempre di più assomiglia a una palude.

Al resistere, del resto, preferisco da sempre l'insistere. E di fronte al risultato dichiarato del Congresso, c'è da spendersi convintamente per un cambiamento da realizzare: e così da spingitori di primarie siamo già diventati spingitori di cambiamento. Perché vada nella direzione che ci pare più giusta, perché il cambiamento non sia solo un'espressione retorica, perché per la prima volta si possa celebrare una rivoluzione e non annunciarne un migliaio che non si realizzeranno mai, come è puntualmente capitato da vent'anni a questa parte (cioè, per noi, da sempre).

Certo, chiederò chiarezza, come mi è capitato di fare più volte in questi giorni. Certo, eserciterò il diritto di critica, come sempre e da sempre. Ma lo farò per capire cose che personalmente mi premono parecchio: quando si andrà a votare, come si risolverà questo rapporto con il governo, che cosa realisticamente si potrà fare con questi alleati, per quanto tempo e con quali obiettivi intendiamo andare avanti. Domande banali, se volete, ma non più rinviabili: perché dobbiamo essere all'altezza di quelle aspettative che richiamavo in premessa, dobbiamo essere chiari come gli elettori hanno chiesto a tutti quanti di fare, dobbiamo evitare divisioni sterili, optando piuttosto per un confronto aperto, sincero e speriamo utile alla nostra causa e soprattutto al nostro Paese..

Nelle nostre possibilità: capire che cosa vogliamo fare, come farlo e quando. Senza simulare o dissimulare: perché il Pd sia finalmente riconoscibile, capace di interpretare i sogni e i bisogni, senza confondere gli uni con gli altri.

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