No, non sto parlando delle larghe intese. Quelle possono finire anche prima, per quanto mi riguarda, come credo sappiate.

Superare il 2015 significa provare a riflettere su quello che succederà nei prossimi anni. E iniziare a farlo subito.

Sul modello di sviluppo, sui consumi, sugli sprechi, sul bilancio alimentare, sulla mobilità collettiva e sostenibile, sui ritardi accumulati negli ultimi anni, sugli investimenti prioritari è necessario adottare questo tipo di prospettiva e di visione.

Per non limitarci a commentare quello che è successo ieri, o al massimo lunedì, ma per provare a capire dove saremo e come staremo tra dieci anni.

O forse cinquanta, come invita a fare Paolo Pileri, quando ripensa al 1963 e ci chiedi lumi sul 2063. E su cosa penseranno, guardando indietro, quelli che si troveranno nel posto in cui ci troviamo oggi tutti noi

Certo, nel futuro si può entrare con una maggioranza che non rappresenta nemmeno il 50% degli italiani, frutto di una scelta innaturale e di una serie di trasformismi micidiali all’interno di Scelta Civica e del Pdl. Ci si può entrare stando al governo con Mauro, Lupi, Formigoni, Sacconi e Cicchitto.

Oppure si può cambiare gioco, con parole nuove, scelte politiche, misure inedite. Per cambiare davvero.

L’8 dicembre potete scegliere: chi ci propone il primo percorso, fino al 2015 e oltre. Chi non ha ancora capito che cosa è il caso di dire, in proposito. E chi ha proprio un’idea diversa. Perché è questo il tema politico, per l’oggi e per il domani, del Congresso del Pd.

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