Non entro nella discussione interna ai singoli partiti, ma alle prossime elezioni europee è importante che la maggioranza che sostiene il mio governo arrivi su una piattaforma di matrice fortemente europeista. E il Ppe, come il Pse e l’Alde, è in una logica europeista.

Così Enrico Letta, ieri. Rocco mi scrive:

Ma che roba è? Stiamo costruendo un’autostrada per Grillo verso Strasburgo, e ad alta velocità, come piace a noi? Io, alle europee, il Pd lo voglio votare, ma perché, radicalmente, si opponga al Ppe, alle politiche economiche ispirate dalla Merkel, a Berlino come a Bruxelles. Se non vogliono più il mio voto, basta dirlo. Come m’ha detto qualcuno “è facile fare scelte libere, quando non si ha nulla da perdere”. Appunto.

E Pittella che cosa ne pensa? E Renzi (se si pone il problema)? E Cuperlo? Schulz o Barroso per noi pari sono, purché facciano “professione di europeismo”? E di quale “europeismo”? Quello che accusiamo di non intervenire nel Canale di Sicilia? Quello a cui chiediamo di allentare i vincoli del patto di stabilità (parola totemica, principio e fine delle cose della politica)? Quello sul cui altare stiamo impiccando le economie dei Paesi deboli, imponendo e costituzionalizzando il pareggio di bilancio (che poi significa rendere anticostituzionale il keynesismo: chissà se l’hanno capito i neokeynesani che l’han votato)?

Sono stanco, Pippo. Che cosa gli raccontiamo a quelli che ancora hanno voglia di ascoltarci? A quelli che si alzano all’alba e rientrano all’alba, per fare il viaggio da Cuneo a Roma e solo per esserci al Teatro Vittoria, domani, dico, che cosa racconteremo? A Elly, che ancora si chiede come si fa a spiegare i 101, come spiegheremo che hanno vinto ancora e di nuovo? Ad Andrea, che cerca di far capire che rimozione e rottamazione sono due lati della stessa domanda, come gli diremo che l’hanno capito benissimo, ma è proprio quella medaglia che volevano appuntarsi sul petto? A Walter, per curare la delusione di dover vedere le passioni tristi alleate delle passioni finte, che cosa mai potremo dire?
Ieri al bar, con un tuo sostenitore, si scherzava sulle larghe intese della “De Beers”, quelle “per sempre”. Ad un certo punto, ha detto: “dai, che forse strappa Berlusconi, anche perché, i nostri non chiuderanno mai quest’esperienza. E così, anche noi, potremo canticchiare ‘meno male che Silvio c’è'”.

Ricordi la questione della fiducia? No, non quella che tu non hai dato a Letta, quella che tutti coloro che a lui l’hanno data non hanno e non ispirano più in chi li ha votati? Siamo proprio arrivati a quei nodi. Un anziano in un paesino lucano, una volta mi spiegò il concetto della fiducia. “Prendi un pugno di sale – mi disse – e tiralo in aria. Facile, no? Bene; ora raccoglilo”.
Buona giornata e, davvero, grazie. Rocco.

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