Lo dissi alla scorsa assemblea di maggio che avevamo problemi con il numero legale.

Lo dissi che avremmo dovuto fare il Congresso a partire da giugno.

Lo dissi che le regole non le avremmo dovuto cambiare perché non era corretto.

Lo dissi che la discussione su premier e segretario era da lasciare agli elettori e non a un surreale dibattito sulle regole.

Lo dissi che i tempi si stavano allungando a dismisura.

Ora penso che abbiamo fatto l’ennesima magrissima figura.

E penso soprattutto al segretario del Pd di Melbourne che è venuto apposta per non votare quasi niente.

Peccato. Ma è per questo che dobbiamo cambiare. Senza avere fretta, senza cercare scorciatoie, ma senza perdere altro tempo e altre occasioni.

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