Ci manca solo che la Giunta del Senato si trasformi in un quarto grado di giudizio, che si apra un dibattito surreale sulle conseguenze di una sentenza confermata due volte, e che riguarda un leader politico che intende passare per statista.

Abbiamo sentito sproloqui per settimane sulla pacificazione, la responsabilità, la stabilità, Moro e Berlinguer, la Grosse Koalition alla tedesca, il necessario recupero della credibilità, la risposta alta (?) all’antipolitica (?!), il profilo internazionale del governo, le risposte da dare all’Europa, la lotta all’evasione fiscale, l’impegno per la legalità, le riforme costituzionali dei nuovi padri costituenti, e ora ci mettiamo a discutere di procedure e di cavilli?

C’è un limite, un senso del pudore, una minima considerazione della realtà e un’assunzione della responsabilità minima che compete a un Parlamento?

Abbiamo rinviato tutto (anche quello che ora diciamo di volere affrontare con urgenza, come la legge elettorale, anche il finanziamento pubblico dei partiti su cui ci si era sperticati perché era il primo atto del governissimo), ora rinviamo anche la più ovvia delle prese d’atto?

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