Fabrizio Barca ritorna sul suo documento dopo il primo Viaggio in Italia, con sei punti dedicati al nuovo segretario del Pd.

A me piacciono soprattutto i punti 5 e 6, che riguardano la valorizzazione dei ‘partecipanti’ come veri protagonisti del partito, per superare la sterile contrapposizione tra tesserati e elettori (per il futuro, però, perché anche Barca invita a non cambiare le regole attuali) e il partito a rete, di cui si è parlato molto e di cui si è visto pochissimo.

In particolare, vi segnalo questo capoverso:

Mettere al centro il concetto di partecipazione consentirebbe un passo avanti su entrambe i fronti. Legando l’iscrizione a una vera vita associativa del partito e creando nel partito stesso una sorta di “sfera pubblica” critica e vigile, consentirebbe di spronare la partecipazione e di aggredire alla radice i fenomeni delle iscrizioni dubbie, diffusi nel partito. Non riconoscendo diritto di voto alla semplice partecipazione alle primarie, spronerebbe a concepire il “popolo delle primarie” come una fonte di contributo attivo al partito e non di solo voto. E spingerebbe a costruire iniziative di scopo che coinvolgano al di fuori del partito soggetti del campo largo della sinistra e appartenenti ad associazioni caparbiamente indipendenti.

Barca ha ragione su un punto soprattutto:

Dall’impasse italiana non si esce infatti con l’ennesima scorciatoia di “governo più forte e leadership solitaria”, né con alchimie istituzionali. Ma con una visione del futuro e con uno Stato radicalmente rinnovato nei metodi e nelle persone, che presidi l’attuazione delle politiche necessarie a realizzare quella visione, coinvolga i cittadini e utilizzi il patrimonio di conoscenza del paese che è oggi tenuto fuori dai processi decisionali. Perchè ciò avvenga, è necessario che la politica modifichi le sue forme, a cominciare dalla forma partito.

Un altro ottimo contributo per avviare la stagione del Congresso (Congresso, quale Congresso?).

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