Dopo una settimana a dire che Alfano si sarebbe dovuto dimettere, Alfano sarà fiduciato oggi, con il voto di quasi tutti gli esponenti del Pd.

Il lunedì si tuona, il martedì ci si indigna, il mercoledì si minaccia di staccare la spina, il giovedì si ascolta Napolitano, il venerdì si vota il contrario di quello per cui si tuonava il lunedì, ci si indignava il martedì e si staccavano spine il mercoledì.

Poi se dici che hai l’impressione di essere commissariato, sei tu quello strano (frocio col culo degli altri, come dichiaravano alcuni colleghi, particolarmente raffinati, forse in una pausa della discussione della legge sull’omofobia).

L’argomento più conclusivo, che ho sentito ieri in molte battute in Parlamento, è però il seguente: con tutti i problemi che abbiamo, che cosa ci interessa sapere se Alfano sapeva?

A parte che è un’enormità (uno dei principali problemi che abbiamo è la sfiducia nei confronti delle istituzioni e l’impressione sempre più concreta che non proprio tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge), sono pronto a rovesciare anche questa genialata.

Perché, con tutti i problemi che abbiamo, vorrei capire perché abbiamo buttato via tre mesi per fare l’unica cosa che ci chiedono tutti. Che non è il mitico ripensamento dell’Imu, ma è l’abbassamento delle tasse sul lavoro.

Sempre che ci siano soldi per farlo, ovviamente. Ma se non ci sono, non ve la potete prendere con chi ve lo fa notare, giusto?

Da ultimo, si fa presente che i protagonisti di oggi – tutti – sono anche i protagonisti di sempre, al governo insieme dalla fine del 2011. E che i nostri alleati, con formule diverse, sono al governo dal 2006.

Per dire.

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